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La Jaguar di Diabolik

La "E-Type" è da sempre considerata come una delle più belle vetture di tutti i tempi detto da un certo Enzo Ferrari

di Mirco Zani
30 nov 2020
La Jaguar di Diabolik

La storia della a Jaguar E-Type iniziò al salone di Ginevra in quel 16 marzo 1961, quando fu presentata al pubblico che se ne innamorò da subito rimanendone  immediatamente impressionato.  Jaguar aveva creato un auto, per l'esattezza una  coupé, che per l'epoca era un'auto, assolutamente all'avanguardia. Montava quattro freni a disco, il telaio monoscocca e le sospensioni posteriori indipendenti. Il tutto sotto una sinuosa carrozzeria alla quale ancora oggi è impossibile rimanere indifferenti. Bellissima e aerodinamica, tanto che già la prima versione raggiungeva i 240 km/h. Fu da subito disponibile sul mercato in due varianti di carrozzeria convertibile, la "OTS - Open Two Seater", e la sportiva coupè "FHC - Fixed Head Coupe". Il motore, era un 6 cilindri in linea con una cilindrata di 3.8 litri, con distribuzione a doppio albero a camme in testa e alimentazione affidata da tre carburatori doppio corpo e capace di ben 265cv. Il cambio a quattro marce, con la prima non sincronizzata, che attirò subito diverse critiche insieme alla scarsa resistenza dei freni quando si iniziava ad alzare il ritmo.






Tuttavia, la dinamica di guida era eccellente e già al Salone di New York del 1° aprile dello stesso anno, la nuova Jaguar riscosse grandissimo successo, specialmente nella versione a cielo aperto. La Jaguar E-Type diventò subito l'auto di Diabolik nella versione con tetto chiuso, ovviamente nera come la notte. Solo i lettori più fedeli del fumetto sanno che anche la bellissima compagna del ladro di Clerville: stato fittizio, ideato dalle fumettiste milanesi Angela e Luciana Giussani, dove risiede e opera Diabolik, Eva Kant, ne possiede una uguale ma bianca. Comprarne una di  E-Type oggi, vuol dire prepararsi a spendere almeno 40.000 euro, per le versioni meno pregiate, per poi salire fino oltre i 300.000 per quelle più rare. Ma non è tutto, vanno aggiunte le leggendarie Lightweight, ovvero i 12 esemplari costruiti per contrastare  in pista  le altre GT dell'epoca.

Ma questa è un'altra storia.




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