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Lo sfogo di Vasco Rossi

"La forza della debolezza di un rocker"

di Catia Demonte
5 mar 2020

"È così, rimango un emarginato, lo ripeto sempre – così scrive Vasco Rossi – emarginato di lusso ma sempre emarginato. All’inizio essere famosi era molto divertente, perché la vivevo come una conferma che esistevo. I primi successi mi diedero l’illusione di aver risolto tutti i problemi. Poi sono arrivati i prezzi da pagare. Ma come potrei lamentarmi? Sarei un pazzo, anche perché la popolarità è la conferma del valore delle cose che hai fatto. Mi spiace solo non poter camminare per strada, entrare nei negozi, entrare in un locale tranquillamente".

Con queste parole Vasco Rossi si apre con i suoi fan e confida tutta la sua insofferenza per i successi conquistati che da un lato gli hanno regalato grandi gioie, ma dall'altro c'è una zona oscura e una grande verità: la solitudine e la malinconia che sempre più spesso colpisce le grandi star. Infatti, essere famosi comporta molto spesso non poter andare in giro indisturbati e fare tutte quelle cose normalissime e di routine che ognuno di noi fa quasi ogni giorno. 

Essere famosi dunque per Vasco Rossi ha un prezzo e un peso: "Tutti mi conoscono ma io non conosco nessuno, perché ogni rapporto è comunque falsato, capisci? -continua - Mi pesa. Mi pesa da morire. Ogni tanto parto e vado all’estero, dove non mi conosce nessuno. E li mi mescolo alla gente e sto bene. Mi chiedo come possano sentirsi Bono, Dylan o Mick Jagger. Io ho bisogno della gente, il palco da solo non basta, il rock forse ti salva la vita all’inizio ma non per sempre, perché quando si spengono le luci, il concerto finisce, il disco esce e la gente smette di acclamarti, tu torni a essere quello che sei".

E poi continua: "Il successo tende a forzarti la mano, a far crescere dentro te la sensazione che tu esista nel mondo in cui ti vede la gente. Ma è sbagliato, perché se credi a queste cose, allora devi accettarne anche le conseguenze: che tu esisti solo se c’è qualcuno che ti vede. E quando non ti vede nessuno? Ti ammazzi? Per fortuna questi ragionamenti, queste aberrazioni (vogliamo chiamarle cosi?) non influenzano la composizione. Quando scrivo, ho una sola certezza - conclude - quello che hai fatto prima non conta nulla, perché nel rock non esiste la riconoscenza. Non esistono meriti pregressi che ti facciano star comodo. Se tu smetti di fare grande musica, non è che la gente continua a seguirti solo perché una volta la facevi!".

Con una ricca carriera alle spalle che prosegue dal 1977, 33 album all’attivo e concerti sold out ad oggi le canzoni del Blasco sono emblema di anticonformismo e testimoniano tutto il suo essere un artista completo. Addirittura ha conseguito il record mondiale di spettatori paganti in un singolo concerto per il “Modena Park” del 2017. Nonostante tutto questo clamore, a lui non basta e si mostra in tutte le sue debolezze come ogni vero rocker sa fare.


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