Un esempio di inclusione sociale nel campo della moda etica, upcycling e solidarietà arriva dalla Lombardia. C'è un brand italiano nato con l'aspirazione di coniugare tutti questi mondi.
I suoi capi Haute couture vengono, così, realizzati da persone che arrivano dalle fasce più vulnerabili della società, principalmente rifugiati e migranti, provenienti da 14 Paesi di Africa e Asia.
È una proposta di moda etica e solidale, quella di Prism, il primo laboratorio sociale in Lombardia che, attraverso condizioni lavorative eque e dignitose, valorizza i propri sarti non solo come impiegati ma anche come sapienti artigiani possessori di un sapere antico, sempre pronto a rinnovarsi.
Prevede un processo sartoriale basato sul riciclo e sull'upcycling dei tessuti spesso provenienti dalle rimanenze della produzione di alcune grandi griffe internazionali, per ridurre al minimo ogni scarto e rifiuto in un'ottica di circolarità.
Si tratta di un progetto nato quest'anno, da un'idea di Giovanni Mario Lucchesi, laureato in Relazioni Internazionali, attivo nel volontariato e che, dopo importanti viaggi all'estero in contesti di estrema fragilità, ha deciso di tornare in Italia e riportare nel mondo della moda i colori, i costumi, le conoscenze e la consapevolezza maturate nelle sue esperienze di solidarietà in Africa e Asia.