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Tony Hadley e "Talking to the moon"

La voce degli Spandau Ballet ritorna con un nuovo album

di Lia Fiorio
20 mag 2019

Alla domanda "Mr. Hadley, cosa resta degli anni Ottanta?", lui ha risposto di getto "Me". Potrebbe sembrare una battuta ma, in fondo in fondo, c'è molta verità. Ieri a Milano, a Eataly, è stato presentato in anteprima il suo nuovo album, "Talking to the moon". Un lavoro progettato molto tempo fa e realizzato con la compagnia di artisti come Toby Gad, collaboratore di John Legend, Beyoncè, Marco Mengoni. 

"Non credo ai rimpianti, l'importante è mantenere a fuoco la propria dignità. Per il resto - continua Hadley, che tiene a precisare che indossa giacca e scarpe italiane, evidentemente continua ad essere un'icona di stile come lo era negli eighties - tutti sbagliamo, io ho un lungo elenco di errori nella vita privata e professionale".


Una voce meravigliosa la sua che gli anni non hanno intaccato, anzi. Un fascino che è riuscito a far dimenticare che questa anteprima aveva come location fondamentalmente un centro commerciale (usanza molto comune nei altri paesi europei). E l'affetto del pubblico, che ha intonato le sua canzoni più famose, ha confermato che Hadley non è una stella cadente del pop anni '80. 

Un pubblico prevalentemente di quarantenni, ma non mancavano anche ragazzi più giovani, che sicuramente non conoscevano tutta la produzione degli Spandau Ballet, ma che hanno canticchiato True e Gold a memoria, due singoli con un successo planetario e trasversale.


Tra due settimane compirà 59 anni e con una figlia adolescente che lo tiene aggiornato ha detto: "Ai miei tempi si ascoltava tutto il disco, che fosse David Bowie o gli AC/DC, seguivi il filo della tracklist. Ora la generazione Spotify salta da un pezzo all'altro senza avere l'idea della complessità di un lavoro. Forse si amano meno gli artisti ma più la musica". Ma lo ha detto senza polemizzare, con la consueta eleganza di sempre.



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