Come sia arrivato quel bronzo che pende al collo di Alessandra e Manuel è il problema minore. L'aspetto più bello della vicenda è che doveva arrivare perché le Perilli a Rio ci vanno insieme e figurati se Alessandra ci lascia senza medaglia. Il Trap è uno psicodramma, questo doppio è una tragedia greca. Che comincia quasi per scherzo, sotto un vento di triestina memoria che gioca con i piattelli e prenderli o non prenderli non è solo questione di fortuna, ma anche questione di fortuna. Con la bora che in azero non so come si chiama Alessandra e Manuel si difendono di mestiere, fanno una discreta qualifica nel contesto di punteggi generali molto bassi e sono quinti. Tutti un po' ci sperano, ma non trovi nessuno ad ammetterlo apertamente e il pranzo è frugale aspettando Godot senza dire di aspettarlo. Nella seminale di competenza a tre, i peggiori sono i francesi che chiudono in valigia la proverbiale grandeur e tornano a casa. Con Russia e Spagna dietro all'ultimo piattello. E' un match point che proietterebbe i ragazzi a giocarsi l'oro e magari un po' ci pensano, un po' ci pensa il vento, un po' ci pensa lo sport. Fanno un doppio zero che assomiglia ad un suicidio sportivo. I russi si giocano l'oro e contro la Spagna è in palio il bronzo. Altro match point e altro errore non importa di chi perché o il piatello fuma e lo fanno fumare tutti o resta vergine a carico di tutti. Ci vuole lo shoot off e i rispettivi team scelgono il cosiddetto sesso forte. Lo spagnolo Fernandez, cecchino fin li tritato dalla pressione, sbaglia il colpo della vita. Manuel idealmente si cala i pantaloni e mostra al mondo cosa c'è sotto. Il piattello fuma e finisce con un abbraccio, un podio, qualche lacrima e un'idea. Davvero non esiste una gara di terna?
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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