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È il giorno di Fausto Coppi, il Campionissimo che fece sognare l'Italia

di Roberto Chiesa
2 gen 2024

Padrone a metà di un mondo che divideva con Gino Bartali, Fausto Coppi se ne va all'alba di 64 anni fa. E porta con sé 5 Giri d'Italia, 2 Tour de France, 3 Mondiali, 5 Titoli Italiani, Classiche in quantità. Muore fiaccato prima e distrutto poi da una malaria contratta durante una battuta di caccia in Burkina Faso e scambiata all'Ospedale di Tortona per influenza. Aveva solo 40 anni, vissuti sempre sui pedali, sempre in fuga. Dagli avversari e dal bigottismo che lo costringe ad andare fino in Messico per sposare Giulia, pruriginosamente ribattezzata "La dama bianca" e fino in Argentina per far nascere Faustino, all'epoca figlio della colpa.

Vinceva senza alzare le braccia, come fosse una cosa normale, vinceva con quel fisico improbabile che a fatica conteneva una classe che forse nessuno mai.  Vinceva e si divideva col Ginettaccio un'Italia dilaniata dalla guerra. Faceva sognare e ispirava scrittori, artisti, giornalisti. Tutti hanno scritto del campionissimo. Da Brera un inno post mortem "Lascia la scena al circo dei secondi", da Dino Buzzati a Giovanni Arpino e poi anche un pezzo di Gino Paoli e il Pordoi che diventa Cima Coppi. E se negli ultimi tempi va piano, a ingaggio, vendendo il suo nome e la sua grandezza, la morte sopraggiunge e lo trasporta nel mito, con l'ultimo scatto. 





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