In bilico tra un argento che “luccica tantissimo” e il rammarico per quell'oro andato ai brasiliani Alison e Bruno Schmidt, che visti da vicino appaiono sì forti, ma non imbattibili. A Rio Paolo Nicolai e Daniele Lupo hanno fatto la storia, diventando i primi azzurri a conquistare una medaglia olimpica nel beach volley. Più che un sogno un obiettivo sbandierato, perché i due – che sgambettano insieme sulla sabbia dal 2011 – si sono presentati ai Giochi da campioni d'Europa 2016. Titolo che avevano già fatto loro nel 2014, anche in quel caso primi a portare così in alto la bandiera italiana nel beach. Volevano una medaglia, l'hanno avuta. E nemmeno il tumore che ha costretto Lupo a un'operazione d'urgenza appena un anno fa è riuscito a intralciare i loro piani. Peccato solo che all'ultimo atto abbiano trovato un duo padrone sia di casa che del mondo, forte da una tradizione che vuole i brasiliani, tra donne e uomini, sempre a podio ai Giochi. Alison e Bruno Schmidt, il Mammuth e il nipote dell'ex cestista Oscar, sospinti verso l'oro da una Copacabana bagnata dalla pioggia. 2-0 e tutti a casa, brasiliani giustamente campioni perché più bravi, soprattutto nel farsi trovare pronti negli episodi chiave. Quel primo set perso di appena due punti e quel muro di Nicolai su Alison che vale il +3 azzurro nel secondo però fanno gonfiare il petto per l'orgoglio. E a dirla tutta anche il fegato per quello che, come in occasione dell'errore di Lupo che ha dato il 19-18 ai verdeoro nel primo set, poteva essere ma non è stato. A Paolo e Daniele gli rode, lo hanno detto anche a fine partita, ma adesso sanno che il loro posto è là, dove ci si gioca i titoli più prestigiosi.
RM
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