Il settimo dei nove Masters 1000 della stagione del tennis mondiale è sul cemento nordamericano di Cincinnati, anticamera privilegiata per l'ultimo Slam dell'anno, quello di Flushing Meadows.
Non è ancora tempo di US Open, ma la forza di Serena Williams – quella sì – è sempre capace di lasciare a bocca aperta. La più giovane delle sorelle che hanno dominato gli ultimi quindici anni di questo sport ha conquistato la sua finale numero 79 in carriera, in cui ha raccolto la bellezza di 61 successi. La possibilità di fare 62 arriva dopo la rimonta nella prima semifinale contro la danese Caroline Wozniacki, capace di aggiudicarsi per 6-2 il primo set, salvo registrare la rabbiosa replica di Serena che le ha restituito pan per focaccia con il suo solito tennis muscolare e potente. Dei tanti break concessesi nel terzo e decisivo set, a risultare determinante è stato quello al nono gioco, che ha permesso all'attuale numero uno del mondo, nonché tennista più vincente dell'epoca moderna, di avere un'altra possibilità – 12 mesi dopo la disfatta contro Viktoria Azarenka – sul cemento di Cincinnati.
Tra la regina del Michigan e la vittoria numero 62 c'è la serba Ana Ivanovic, che negli anni ha fatto parlare di sé più sulle pagine patinate delle riviste di gossip che per i risultati ottenuti sul campo. La 26enne di Belgrado è stata numero 1 del mondo per due periodi nel 2008, il suo miglior anno di sempre in cui ottenne le uniche due finali Slam in carriera: Australia e Parigi, con vittoria sul rosso dove arrivava da vice campionessa. La maggior parte delle vittorie conseguite in carriera – 11 su 14 – sono arrivate però sul cemento, due delle quali negli Stati Uniti, ma mai a Cincinnati. La finale in Ohio è frutto del braccio di ferro vinto con la più quotata Maria Sharapova, a cui sfugge l'ennesimo possibile confronto con Serena pur dopo essersi rimessa in carreggiata ed aver recuperato il set di svantaggio recuperando dallo 0-4 nel secondo, chiuso 7-5.
La Ivanovic è stata brava a non farsi sopraffare da nervoso e sconforto, e facendo leva anche su astuzia e malizia, è riuscita a ribaltare l'inerzia – in quel momento nettamente a favore della russa. Il break decisivo, quando tutti ormai scommettevano sul tie-break, è una chicca che le permette di giocarsi la sua 21° finale WTA in carriera. La più difficile di tutte: la prima in carriera con Serena Williams.
LP
Non è ancora tempo di US Open, ma la forza di Serena Williams – quella sì – è sempre capace di lasciare a bocca aperta. La più giovane delle sorelle che hanno dominato gli ultimi quindici anni di questo sport ha conquistato la sua finale numero 79 in carriera, in cui ha raccolto la bellezza di 61 successi. La possibilità di fare 62 arriva dopo la rimonta nella prima semifinale contro la danese Caroline Wozniacki, capace di aggiudicarsi per 6-2 il primo set, salvo registrare la rabbiosa replica di Serena che le ha restituito pan per focaccia con il suo solito tennis muscolare e potente. Dei tanti break concessesi nel terzo e decisivo set, a risultare determinante è stato quello al nono gioco, che ha permesso all'attuale numero uno del mondo, nonché tennista più vincente dell'epoca moderna, di avere un'altra possibilità – 12 mesi dopo la disfatta contro Viktoria Azarenka – sul cemento di Cincinnati.
Tra la regina del Michigan e la vittoria numero 62 c'è la serba Ana Ivanovic, che negli anni ha fatto parlare di sé più sulle pagine patinate delle riviste di gossip che per i risultati ottenuti sul campo. La 26enne di Belgrado è stata numero 1 del mondo per due periodi nel 2008, il suo miglior anno di sempre in cui ottenne le uniche due finali Slam in carriera: Australia e Parigi, con vittoria sul rosso dove arrivava da vice campionessa. La maggior parte delle vittorie conseguite in carriera – 11 su 14 – sono arrivate però sul cemento, due delle quali negli Stati Uniti, ma mai a Cincinnati. La finale in Ohio è frutto del braccio di ferro vinto con la più quotata Maria Sharapova, a cui sfugge l'ennesimo possibile confronto con Serena pur dopo essersi rimessa in carreggiata ed aver recuperato il set di svantaggio recuperando dallo 0-4 nel secondo, chiuso 7-5.
La Ivanovic è stata brava a non farsi sopraffare da nervoso e sconforto, e facendo leva anche su astuzia e malizia, è riuscita a ribaltare l'inerzia – in quel momento nettamente a favore della russa. Il break decisivo, quando tutti ormai scommettevano sul tie-break, è una chicca che le permette di giocarsi la sua 21° finale WTA in carriera. La più difficile di tutte: la prima in carriera con Serena Williams.
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