Dopo il Medio Oriente amaro, causa guida pazza di Barbera, l’Oriente lontano è ancora peggio per Alex De Angelis. Un errore subito, appena sollevato il sipario di Shangai, toglie il pilota sammarinese da quella che poteva essere l’ennesima corsa giusta per abbattere il tabù. Giù troppo presto Alex, davanti se la giocano Dovizioso e proprio l’Aprilia Rossa di Barbera. Prova l’inseguimento un terzetto formato dai giapponesi Aoyama e Takahashi e dallo spagnolo che non va più Jorge Lorenzo. Nulla da fare. L’unica incognita è il potenziale dell’Aprilia di Barbera che fa finta di subire Dovizioso, lo fa passare all’inizio dell’ultimo giro per poi infilarlo a pochissimo dalla bandiera a scacchi. Prima vittoria in 2 e mezzo per lo spagnolo, Dovizioso, comunque superbo, si consola con un secondo posto che vale la leadrship mondiale. Sull’ultimo gradino si accomoda la conferma di Hiroshi Aoyama. Sesto un altro pezzo di Romagna, Marco Simoncelli, mentre arrivano timidi segnali di ripresa da Manuel Poggiali, undicesimo sulla linea.
Non finiscono qui i battesimi sul fiume Chang Jiang. Shangai consacra, se ce n’era bisogno, il piccolo grande Dani Pedrosa. La sua prima in motogp arriva già qui con una dimostrazione di forza impressionante sull’altro ragazzino terribile, quel Nicky Haiden che studia già da un po’ nel circo dei grandi. E’ proprio la Cina, suo malgrado, a salutare il trionfo giapponese della Honda ufficiale. Dietro la doppietta Pedrosa-Hayden arriva un ottimo Colin Edwards che all’inizio aveva provato la fuga con l’altro yankee Hopkins su rinata Suzuki. Edwards ha ottenuto più del massimo con quella M1 che continua invece ad essere scorbutica per Valentino. Tra chattering e gomme che si sbriciolano troppo presto, il tavulliano raccoglie 0 a Shangai, un bel guaio che complica il campionato. Problemi anche per Capirossi e la Ducati nel giorno in cui gli italiani, per una volta, rimangono lontani dalla ribalta: ottavo Loris, Macho subito davanti a lui ma lontano dai fasti turchi.
Dopo due battesimi la confermazione di un veterano nella 125. Mika Kallio torna quello dell’anno scorso in una gara tiratissima come deve essere nell’ottavo di litro. Sono in 6 ad avere le cartucce per centrare la vittoria: oltre al finlandese l’altra KTM di Simon, le due Aprilia Martinez di Pasini e Bautista, l’Honda di Talmacsi e la bentornata Derbi di Pesek. Alla testa si affacciano un po’ tutti, nell’ultimo giro sembra proprio il ceco il più vicino alla vittoria; alla staccata che gli consegna il primato aggiunge però quella impiccata che lo manda lungo. Ad approfittarne Mika Kallio che precede di un soffio l’ottimo Pasini e torna a bussare al campionato: in cima c’è sempre Bautista, oggi terzo e distratto. Il pilota spagnolo si accorge di essere all’ultimo giro solo a pochi metri dalla bandiera.
Non finiscono qui i battesimi sul fiume Chang Jiang. Shangai consacra, se ce n’era bisogno, il piccolo grande Dani Pedrosa. La sua prima in motogp arriva già qui con una dimostrazione di forza impressionante sull’altro ragazzino terribile, quel Nicky Haiden che studia già da un po’ nel circo dei grandi. E’ proprio la Cina, suo malgrado, a salutare il trionfo giapponese della Honda ufficiale. Dietro la doppietta Pedrosa-Hayden arriva un ottimo Colin Edwards che all’inizio aveva provato la fuga con l’altro yankee Hopkins su rinata Suzuki. Edwards ha ottenuto più del massimo con quella M1 che continua invece ad essere scorbutica per Valentino. Tra chattering e gomme che si sbriciolano troppo presto, il tavulliano raccoglie 0 a Shangai, un bel guaio che complica il campionato. Problemi anche per Capirossi e la Ducati nel giorno in cui gli italiani, per una volta, rimangono lontani dalla ribalta: ottavo Loris, Macho subito davanti a lui ma lontano dai fasti turchi.
Dopo due battesimi la confermazione di un veterano nella 125. Mika Kallio torna quello dell’anno scorso in una gara tiratissima come deve essere nell’ottavo di litro. Sono in 6 ad avere le cartucce per centrare la vittoria: oltre al finlandese l’altra KTM di Simon, le due Aprilia Martinez di Pasini e Bautista, l’Honda di Talmacsi e la bentornata Derbi di Pesek. Alla testa si affacciano un po’ tutti, nell’ultimo giro sembra proprio il ceco il più vicino alla vittoria; alla staccata che gli consegna il primato aggiunge però quella impiccata che lo manda lungo. Ad approfittarne Mika Kallio che precede di un soffio l’ottimo Pasini e torna a bussare al campionato: in cima c’è sempre Bautista, oggi terzo e distratto. Il pilota spagnolo si accorge di essere all’ultimo giro solo a pochi metri dalla bandiera.
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