Gli avevano promesso le Olimpiadi quelle vere. E questi hanno pompato un po' di petrolio in più ed erano pronti. Poi succede che le Olimpiadi quelle vere le avevano promesse di più ai brasiliani. Quindi Rio batte Baku, ma Baku avanza un credito. Niente Olimpiadi, ma intanto piccole olimpiadi e poi chissà. Dicono sia la prova generale per salire di grado. E la prova gli azeri la passano bene. Organizzazione soddisfacente con un impressionante spiegamento di forze. Ci sono 12.000 volontari a disposizione di 9.500 addetti. Abbiamo più di un cameriere a testa. Tutto deve essere perfetto, pulito, luminoso, sicuro. Un agente (che non può essere ripreso pena....boh meglio non riprenderlo) ogni 10-15 metri attorno ai campi di gara, ai villaggi, e quelli che da noi chiamerebbero obiettivi sensibili. Qui è tutto sensibile ai Giochi, dalla Olympic Lane alla metro, dai taxi agli shuttle. C'è un rigido rispetto del protocollo, delle regole, la sensazione diffusa che lo scritto prevalga sulla trattativa privata. Fa quasi piacere lontano da casa, sulle coste che non sono coste e su un mare che non è un mare. Avevano cominciato a darci col turismo gli azeri, poi hanno scoperto che un giacimento rende più di lettini e creme solari. E così le ex acque sono gasolio non balneabile che però costa pochissimo e spinge il motore e l'economia di un paese che Giochi o non Giochi cresce a vista d'occhio. C'erano le città che oggi sono centri storici vecchi attorno ai quali sono cresciute metropoli in acciaio e vetro da giocarsela con Abu Dhabi e Dubai. C'erano appunto i centri storici, oggi museo della memoria patrimonio a qualche titolo dell'Unesco. Qui si vive ancora di artigianato e commercio, c'è l'invito insistente a entrare ai pochi turisti e basta una telecamera per il minuto di celebrità. Dopo aver dormicchiato tutto il giorno l'ottimo Alì si traveste da Roberto da Crema e prova a venderci un tappeto. E poi Spazi immensi e impianti nuovissimi. Vien da pensare che ormai la Vecchia Europa debba adbicare in favore della Nuova Europa. Meno burocrazia, meno vincoli, più spazio, più capacità di spesa. E poi anche storiacce di corruzione e brogli che qui si sanno e non si sanno perchè non farsi domande è il modo più semplice di farsi accogliere col sorriso. Se ne è fatte, troppe forse, il collega di The Guardian che ha fatto un'inchiestina sugli ultimi accadimenti politici azeri e che all'aeroporto non ha nemmeno scaricato il bagaglio. Niente visto, primo areo e ritorno in patria. Non c'è solo l'Europa di Schengen. E non c'è nemmeno la regola che organizzazione e democrazia debbano per forza camminare a braccetto.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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