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Vicenda Tibet: il mondo dello sport valuta il boicottaggio delle Olimpiadi

18 mar 2008
Monaci tibetani
Monaci tibetani
Dopo i drammatici scontri tra monaci tibetani e forze di polizia cinesi il mondo sportivo torna a interrogarsi se boicottare le olimpiadi di Pechino. Ma, nonostante i numerosi appelli, lo sport continua a credere che non andare non sia la scelta più giusta. E si fa largo anche la tesi che i Giochi possano diventare un modo per attirare l'attenzione della comunità internazionale, anche dopo la decisione degli Usa di togliere Pechino dalla lista nera dei paesi che non rispettano i diritti umani. Le posizioni pro-boicottaggio sembrano isolate. Il Comitato olimpico internazionale preferisce il silenzio. Pressato venerdì dai giornalisti a Porto Rico, il Presidente del Cio Rogge ha detto: "Abbiamo un profondo rispetto per i diritti e i valori umani, delle posizioni come quelle di Amnesty International o Greenpeace che ci chiedono di prendere posizione, ma non siamo attivisti. Siamo un'organizzazione sportiva e nostro dovere è organizzare i migliori giochi possibili". In Italia se il presidente del Coni, Petrucci non commenta rimandando all'ultima sua dichiarazione sull'argomento risalente ad una decina di giorni fa ("lo sport unisce le diversità, rappresenta la fratellanza tra i popoli"), parla invece il Vice Presidente del Coni Luca Pancalli.
Il tema è molto caldo anche sul Titano: il Congresso di Stato ha affrontato la vicenda, esprimendo unanime preoccupazione per le tensioni tra Cina e Tibet: “Dalla Repubblica che è sempre stata in prima linea per l’affermazione dei diritti umani - ha detto il Segretario agli Affari Esteri - non può che venire un pressante invito alle autorità cinesi a porre fine agli atti di violenza e contestualmente a quest’ultime e a quelle tibetane di trovare la via del confronto pacifico”. Su questa posizione anche il Segretario di Stato allo Sport Antonello Bacciocchi. Intanto il Cons esclude il boicottaggio.

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