C'era da cancellare il fantasma di quel podio sfuggito sul più bello quattro anni fa a Londra ed Elia Viviani non si è fatto pregare. L'ottavo oro azzurro lo regala lui nell'omnium, prova del ciclismo su pista che si articola in sei gare. Messi in fila il britannico Cavendish, che cinque mesi fa gli aveva soffiato il mondiale in volata, e il campione uscente, il danese Hansen. Le lacrime di gioia di Viviani sintetizzano una due giorni di gare intensa ed emotivamente provante, che per il veronese era iniziata maluccio con un misero settimo posto nello scratch. Evidentemente non sufficienze per abbattere il morale dell'azzurro, risalito subito in seconda posizione grazie a un 3° nell'inseguimento e a un 1° nella sua specialità, la prova ad eliminazione. Poi il 3° nel chilometro, gara in cui di solito stenta ma che stavolta è decisiva in positivo valendogli la vetta in classifica generale, consolidata grazie al 2° posto nel giro lanciato. Infine la corsa a punti, nella quale nemmeno una caduta a 108 giri dalla fine basta per metterlo ko. Con Cavendish e Hansen è una battaglia all'ultimo sangue ma Viviani non molla: a 14 giri dal termine arrivano i cinque punti che garantiscono la medaglia, colorata d'oro dieci giri dopo grazie a uno sprint vincente. Il veronese chiude con 207 punti, col britannico e il danese relegati a 13 e 15 lunghezze. Una serata storica per lui e per l'Italia che torna a primeggiare nel ciclismo su pista a vent'anni esatti dai Giochi di Atlanta.
RM
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