Sembra un capitolo della famosa triologia di film "Il signore degli anelli", ma invece stiamo parlando del basket NBA, dove i giocatori vincitori del titolo ricevono come riconoscimento un anello, che è l'equivalente dello scudetto nel calcio.
Negli USA i grandi giocatori vivono con questa ossessione, quella di mettersi uno o più anelli alle dita, perchè l'etichetta di bravo ma perdente non piace a nessuno. Basandosi sull'opinione di giocatori, allenatori, esperti del settore, il giudizio su un giocatore che è stato il migliore di una squadra titolata, cambia di molto rispetto a quello che si ha dello stesso giocatore, che però non ha vinto niente, basti pensare a Dirk Nowitzki, che prima di vincere il titolo nel 2011, ha passato tredici anni a sentirsi dire "Sei un perdente!", poi dopo la conquista dell'anello è diventato un'intoccabile fuoriclasse.
Se ci basiamo sulla lista dei cinquanta più grandi giocatori stilata dalla NBA nel 1996, in occasione del cinquantesimo anniversario della Lega, troviamo Dave Bing, Elgin Baylor, Karl Malone, Charles Barkley, Patrick Ewing, Lanny Wilkens, che non hanno mai vinto il titolo NBA, anche se si tratta di giocatori che sono arrivati a giocarsi le finali NBA e le hanno perse nonostante ottime prestazioni. Altri grandi giocatori sono stati esclusi da questa lista, per non averlo vinto. Quindi vincere conta molto, nonostante si stia parlando di uno sport di squadra dove si gioca in cinque, o dieci, dodici se contiamo anche le riserve. In conclusione il pensiero del francese Pierre De Coubertin "l'importante è partecipare" in NBA non funziona granchè, ma neanche nel resto del mondo del basket. Conta vincere, o in alternativa conta perdere dopo aver comunque giocato bene nei momenti decisivi.
Andrea Renzi.