Il leggendario cestista Kobe Bryant è deceduto ieri all'età di 41anni. Il suo palmares parla di cinque titoli NBA, dove in due di questi ha ricevuto pure l'ambito riconoscimento di MVP delle finali, una volta ha anche ottenuto il premio di MVP della Regular Season. Con lui muore anche una parte dell'Italia cestistica, perchè Kobe dai sei a tredici anni è vissuto in Italia col padre Joe, che ha militato in varie squadre italiane. Kobe i primi passi nel basket li ha mossi proprio in Italia e quella parte d'Italia gli è sempre rimasta nel cuore. Infatti circa quindici anni fa su un canale televisivo che trasmetteva il basket NBA, girava uno spot dove Bryant, con un italiano fluente, invitava i tifosi di basket italiani a seguire la NBA. Erano gli anni d'oro della sua carriera. Chi l'ha conosciuto, lo ha sempre descritto come un "tossico del gioco e della competizione", uno di quei rari fuoriclasse che viveva di sfide, anche personali contro altri giocatori, quelle sfide che appassionano tanto i tifosi e quelle sfide Bryant, la maggior parte delle volte, le vinceva. Vale la pena raccontare questo aneddoto: una volta un suo compagno di squadra, JR Rider, selezionato pure tra i ventiquattro dell'All star game, mise in dubbio la sua leadership all'interno della squadra e Bryant lo sfidò ad una partita uno contro uno in allenamento, con allenatore e compagni a bordo campo a gustarsi la sfida. Rider fu letteralmente distrutto da Kobe e da quel giorno nessuno mise più in dubbio la leadership di Bryant nei Lakers e i titoli arrivarono. Con la maglia dei Lakers Bryant ci ha passato 20 anni, primo giocatore della storia NBA a vestire per così tanto tempo una maglia e non una maglia qualunque, ma quella di una squadra storica. Ha anche vestito per tre volte la maglia della nazionale statunitense, ai campionati americani del 2007, alle olimpiadi di Pechino 2008 e alle olimpiadi di Londra 2012, vincendo tutte le manifestazioni.
Andrea Renzi