Oggi “Magic” Johnson compie 60 anni e forse neanche i suoi famigliari si ricordano che il suo vero nome all’anagrafe sia Earvin e che Magic sia solo il suo soprannome, per descrivere le sue immense qualità di cestista. Magic infatti non è stato un giocatore qualunque, non solo perché ha vinto cinque titoli NBA, un titolo al College, tre titoli di miglior giocatore della Regular Season e tre titoli di miglior giocatore delle finali NBA, ma anche perché è stato il giocatore più completo e duttile della storia, l’unico che poteva giocare tutti e cinque i ruoli, dal play maker al pivot. Per chi mastica poco la pallacanestro, spiego che nel basket ci sono cinque ruoli e sono in ordine dal più piccolo e leggero al più grande e pesante: play maker, guardia, ala piccola, ala grande, pivot. Magic con i suoi 207 cm di altezza ed un fisico robusto, avrebbe dovuto fare il pivot, ma era talmente tecnico, agile e coordinato, che riusciva a fare il play maker, dove demoliva i suoi pari ruolo, grazie a tanti cm e kg in più, senza pagare dazio in velocità e tecnica. Un vero e proprio miracolo sportivo, anche se su questo fattore il nigeriano naturalizzato greco Giannis Antetokounmpo MVP quest’anno in NBA, sembra essere la sua evoluzione. Di carattere era estroso, parlava tanto e non risultava mai banale ed era pure piacevole da ascoltare, per la sua innata simpatia, non solo quando parlava di basket, tutte cose di cui la NBA aveva bisogno da lui e da Larry Bird, i due migliori giocatori degli anni 80, per promuovere il prodotto in tanti paesi diversi. Ed era anche onesto e sportivo, infatti non ebbe problemi a riconoscere di essere stato superato da Michael Jordan nel rendimento sul campo. Ma spesso le favole non durano in eterno e così nel 1991 arrivò una notizia tragica per lui e per tutti gli amanti del basket; Magic era diventato sieropositivo, anche se non malato di AIDS e così arrivò il suo primo ritiro. Nel 1992 fu comunque inserito nel primo Team USA, il leggendario Dream Team, anche se come forma non era propriamente al massimo, ma il suo nome vendeva troppo, per escluderlo. Ci furono altri addii e brevi ritorni, poi nel marzo 2012 ha acquistato la squadra di baseball di Los Angeles, per poi tornare al suo vero e grande amore, il basket; infatti nel 2017 è diventato presidente dei Los Angeles Lakers, il club che come pochi altri ha reso grande da giocatore. Ma la cosa più importante è che abbia vinto la propria battaglia contro il virus HIV e che oggi possa festeggiare il suo sessantesimo compleanno; auguri Earvin, anzi Magic.
Andrea Renzi