E' fissata per domani mattina alle 10 davanti al giudice fallimentare del Tribunale di Ascoli Piceno Raffaele Agostini l'udienza nella quale l'Ascoli calcio potrebbe essere dichiarata fallita, a 115 anni dalla fondazione (correva l'anno 1898). Tre le istanze di fallimento, presentate dall'avvocato Mattia Grassani, dall'Azzura Free Time e dall'imprenditore ascolano Giancarlo Romanucci. Oggi gli ultimi bilanci approvati e i relativi modelli unici sono stati portati in tribunale da Costantino Nicoletti, ex amministratore unico del club anche se le dimissioni non sono ancora state ratificate dall'assemblea degli azionisti, andata a vuoto anche oggi, dopo quella disertata dai soci ieri mattina. Accompagnato dal responsabile dell'area tecnica Raffaele Auriemma (anche lui dimissionario) e dall'avvocato Fabrizio De Vecchis, Nicoletti ha avuto un primo colloquio informale con il giudice Agostini, presente anche un legale dell'Ascoli. Il patron bianconero Roberto Benigni disperatamente tenta di scongiurare il fallimento (ha detto che lo farà fino all'ultimo momento), ma sembra sfumato nel nulla anche il tentativo di coinvolgere Piero Palatroni, socio ed ex amministratore dell'Azzurra Free Time, società creditrice dell'Ascoli e a sua volta in amministrazione controllata. Nel pomeriggio si è tentato di convocare un'assemblea dopo quella dichiarata deserta stamani, con verbale chiuso, ma alla fine Guido Manocchio, il genero di Benigni, da sempre contestato aspramente dai tifosi, ha desistito. Il fallimento dunque appare alle porte, ed è addirittura auspicato da gran parte della tifoseria, stanca della gestione della famiglia Benigni. I tifosi sperano che il curatore fallimentare riesca a creare le condizioni per vendere all'asta l'Ascoli calcio ad una new company in grado di salvare il titolo sportivo e mantenere la categoria, vale a dire l'attuale campionato di Lega Pro Prima Divisione.
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