L'ultimo salvagente lo indossa la Roma che vola verso una finale storica: “derby capitale” con la Lazio il prossimo 26 maggio. L'Inter è la “Costa Concordia” della serie A, una squadra alla deriva che perde con tutti, nell'ultimo mese, oltre naturalmente alla Juventus, hanno passeggiato sui resti neroazzurri, Bologna, Atalanta e Cagliari, e la Roma ieri sera troppo forte, contro l'Inter più scalcinata della storia, con in più la beffa derivata da due goal di Mattia Destro, cresciuto nelle giovanili dell'Inter, poi ceduto come tanti altri ragazzi prodotti dal vivaio, ma lasciati partire senza remore, ultimo in ordine di tempo Livaja per mettersi in casa Schelotto. Cose da Inter, interrotte solo nell'era Mourinho, ieri invocato dalla curva neroazzurra. Il dopo Mou una tragedia: dal bussolotto il Presidente Moratti ha estratto Benitez senza comprargli un solo giocatore da lui richiesto, un dirigente Leonardo per indispettire il Milan, Gasperini folgorato dal gioco espresso dal suo Genoa, Ranieri un eterno secondo, per finire ad affidare la panchina ad Andrea Stramaccioni promosso per aver vinto la NextGen Series, torneo giovanile per squadre Under 19 a livello Europeo. Risultato: l'Inter è passata dal Triplete stagione 2010, allo 0 assoluto nel giro di 3 anni. Ora occorrerà capire se ricominciare dal giovane Strama come atto dovuto facendo passare per alibi, la sua inesperienza, e i tanti infortuni oppure proporre su quella panchina un condottiero con la C maiuscola, come acclamato dalla dalla curva che ha snodato uno striscione che evocava l'epoca dello Special One: “Dopo Mourinho, ci sentiamo orfani di qualcuno che sappia trasmettere lo spirito di appartenenza a questi colori”. Vedremo cosa escogiterà nelle prossime settimane il petroliere sempre avvezzo ad idee stravaganti. Lazio-Roma in finale di Coppa Italia è già un evento. Nella capitale non si parlerà d'altro fino al 26 maggio, serata nella quale prima di tutto, ci si augura che non accadano fatti di cronaca come nell'ultimo derby di campionato.
Lorenzo Giardi
Lorenzo Giardi
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