Lento e prevedibile, il Forlì è rimasto sulla botta di Piacenza e al Morgagni passa un Teramo ispirato da un ottimo Lapadula e destinato ad un campionato diverso rispetto alla salvezza per la quale è partita. La manovra dei padroni di casa è compassata come il passo di Cejas per cui dopo un quarto d'ora di possesso molto sterile, sono gli ospiti a primi a verticalizzare verso Scotti. Il debutto di Hamlili a centrocampo regala pochi acuti, Melandri davanti parte dalla panchina. Prima tempo fondamentalmente da sbadigli e ripresa più di sostanza. Proprio Hamlili apre le danze senza per altro creare problemi eccessivi a Serraiocco, ma chi scommette sull'alba di un nuovo Forlì perde il piatto. Che lacrima dal 60' quando Lapadula punta l'incerto Guidi che gli da spazio per caricare il mancino e punire Scotti in controtempo su quello che teoricamente poteva e doveva essere il suo palo. Un accenno di reazione c'è. Ma l'impressione è che sia affidata all'iniziativa del singolo. Djuric ad esempio ci prova a dar la scossa e più tardi tocca anche a Melandri che non starà benissimo, ma è uno dei pochi che fronte alla porta ci prova sempre. In pieno recupero le due cose più clamorose dell'intero match. Una per parte. Lapadula si trova tra i piedi il match point, ma ci va troppo sicuro e finisce con il colpire l'ormai rassegnato Scotti consegnandogli di fatto una grandissima parata. E a Docente la notte insonne per un pari praticamente fatto al 94'. L'ultima sgroppata dei galletti trova fuori giri la difesa abruzzese. Quello che fa l'attaccante a non più di tre metri dalla porta è solo da vedere.
Roberto Chiesa
LE INTERVISTE
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