Mezzoretta scarsa per limare le più o meno legittime ambizioni di successo rumene e l’Italia si prende il torneo internazionale per la terza volta consecutiva. Magrini, che un po’ aveva brontolato prima della finale per via di un cammino fatto si di un pari e una vittoria, ma anche di un gioco a strappi che non aveva convinto il C.T, ritrova i suoi ragazzi in finale è il premio più bello perché per un tecnico esigente ma sempre dalla parte suoi calciatori. Che non lo hanno tradito, solo spettinato durante i festeggiamenti, e poi abbracciato come un padre severo e buono. E di buon senso. Lo stesso che con il quale decide di mettersi 4-4-2 con il rombo a centrocampo, Gadda vertice basso e Musi ad armare Mungo e Tocchetto. La spinta degli esterni, specie con Poponcini a sinistra, garantisce equilibrio e personalità ad una squadra che sta in campo con carattere ed intelligenza. In totale controllo su un match nato e morto nella prima mezz’ora, gli azzurrini creano e sprecano, potrebbero arrotondare ma sbattono sull’ottimo portiere rumeno. Il trionfo non è in discussione e arriva meritato. Il talentificio di Magrini è aperto e non sente la crisi.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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