L’intervista del Segretario di Stato i Eva Guidi, rilasciata ai microfoni della televisione di Stato al termine del voto sul bilancio, è coerente con quanto approvato dalla sua maggioranza.
Come il bilancio, la sua ennesima intervista è incerta, pressapochista e con quel giusto mix di fumo negli occhi per nascondere l’utilizzo della leva fiscale quale unico rimedio per far cassa.
Il culmine dell’intervista, però, lo si raggiunge quando Eva Guidi afferma: “Speriamo che il bilancio in pareggio ci dia argomenti in più con il Fondo Monetario Internazionale”.
Comprendiamo bene che il biennio micidiale ereditato dalla gestione Celli sia un grave problema per l’attuale segretario alle Finanze.
Questa serie di prese di posizione, dopo quella indimenticabile della patrimoniale finalizzata al pagamento delle tredicesime perché altrimenti non c’erano più i soldi, danno l’idea di una navigazione tutt’altro che salda ma dilettantesca.
Uno stile, tanto per citare un famoso film (tragi)comico di qualche lustro fa, alla “Io speriamo che me la cavo”.
Sul fronte squisitamente politico non ci sono poi elementi di rottura con la gestione precedente.
Siamo ancora sulla rotta della ricerca dei prestiti internazionali, con cambiali in bianco, segnata da Celli.
Con queste premesse e con il continuo condizionamento della “regia” precedente, dimissionata ma da quel che ci risulta sempre operativa, come si può pensare a sviluppi positivi?
Cambia l’orchestra ma la musica è la stessa.
Ufficio Stampa del Partito Socialista
Come il bilancio, la sua ennesima intervista è incerta, pressapochista e con quel giusto mix di fumo negli occhi per nascondere l’utilizzo della leva fiscale quale unico rimedio per far cassa.
Il culmine dell’intervista, però, lo si raggiunge quando Eva Guidi afferma: “Speriamo che il bilancio in pareggio ci dia argomenti in più con il Fondo Monetario Internazionale”.
Comprendiamo bene che il biennio micidiale ereditato dalla gestione Celli sia un grave problema per l’attuale segretario alle Finanze.
Questa serie di prese di posizione, dopo quella indimenticabile della patrimoniale finalizzata al pagamento delle tredicesime perché altrimenti non c’erano più i soldi, danno l’idea di una navigazione tutt’altro che salda ma dilettantesca.
Uno stile, tanto per citare un famoso film (tragi)comico di qualche lustro fa, alla “Io speriamo che me la cavo”.
Sul fronte squisitamente politico non ci sono poi elementi di rottura con la gestione precedente.
Siamo ancora sulla rotta della ricerca dei prestiti internazionali, con cambiali in bianco, segnata da Celli.
Con queste premesse e con il continuo condizionamento della “regia” precedente, dimissionata ma da quel che ci risulta sempre operativa, come si può pensare a sviluppi positivi?
Cambia l’orchestra ma la musica è la stessa.
Ufficio Stampa del Partito Socialista
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