In principio fu il 78 giri, prima evoluzione commerciale del "disco fonografico" inventato nel 1894 dal tedesco Emile Berliner. Quasi mezzo secolo dopo, la Columbia Records presentò al Waldorf-Astoria Hotel di New York un nuovo formato di disco in vinile che mutò radicalmente il mercato musicale. Il Long Playing (noto anche con l’acronimo di LP), permetteva infatti di incidere i brani musicali su entrambi i lati del disco, che poi veniva riprodotti ad una velocità di 33 giri al minuto appunto. L’introduzione del 33 giri è stata dunque una vera e propria rivoluzione per il mondo della discografia: questo formato dava il via all’utilizzo della parola album per indicare un lavoro musicale e inaugurava l’acronimo LP che in seguito sarà impiegato anche per il più moderni CD.
Un anno più tardi (1949) la RCA lanciò il primo singolo a 45 giri, un formato che decretò il successo dei juke-box, lanciati dalla Wurlitzer dopo la Seconda guerra mondiale. Dopo avere retto la concorrenza delle musicassette, comparse a partire dalla metà degli anni Sessanta, il 33 giri andò definitivamente in pensione con l'avvento dei compact disc e della tecnologia digitale. Per le moderne generazioni deve essere piuttosto difficile comprendere quale fascino potessero esercitare i dischi in vinile. Abituati ormai ai lettori mp3 e ai file musicali (che hanno mandato in pensione quasi del tutto anche i CD), i dischi 33 giri avevano una forma circolare, erano di colore nero e ognuna delle due facciate (su cui erano apposte etichette che permettevano di riconoscere il lato A da quello B) permetteva di registrare tra i venticinque e i trenta minuti di brani musicali.
L’ascolto era possibile grazie alla puntina del giradischi che rotava sul 33 giri, trasformando così il movimento in corrente elettrica. Un meccanismo che oggigiorno appare desueto ma che riesce ancora a conservare una buona fetta di appassionati che non riesce a rinunciare al piacere di ascoltare musica in vinile. A dire il vero il mercato del disco è ad oggi in fortissima espansione.
Un anno più tardi (1949) la RCA lanciò il primo singolo a 45 giri, un formato che decretò il successo dei juke-box, lanciati dalla Wurlitzer dopo la Seconda guerra mondiale. Dopo avere retto la concorrenza delle musicassette, comparse a partire dalla metà degli anni Sessanta, il 33 giri andò definitivamente in pensione con l'avvento dei compact disc e della tecnologia digitale. Per le moderne generazioni deve essere piuttosto difficile comprendere quale fascino potessero esercitare i dischi in vinile. Abituati ormai ai lettori mp3 e ai file musicali (che hanno mandato in pensione quasi del tutto anche i CD), i dischi 33 giri avevano una forma circolare, erano di colore nero e ognuna delle due facciate (su cui erano apposte etichette che permettevano di riconoscere il lato A da quello B) permetteva di registrare tra i venticinque e i trenta minuti di brani musicali.
L’ascolto era possibile grazie alla puntina del giradischi che rotava sul 33 giri, trasformando così il movimento in corrente elettrica. Un meccanismo che oggigiorno appare desueto ma che riesce ancora a conservare una buona fetta di appassionati che non riesce a rinunciare al piacere di ascoltare musica in vinile. A dire il vero il mercato del disco è ad oggi in fortissima espansione.
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