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Il 70% dei giovani riminesi è ignaro delle malattie sessuali

8 dic 2013
Il 70% dei giovani riminesi è ignaro delle malattie sessuali
Il 70% dei giovani riminesi è ignaro delle malattie sessuali
I giovani riminesi fanno sesso sempre prima ma non sanno quasi niente sulle malattie e sulla loro trasmissione. E' quanto risulta da uno studio condotto dall'Ausl di Rimini negli ultimi quattro anni e che ha coinvolto 1.400 ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Il lavoro di raccolta ed elaborazione dei dati è stato fatto dall'Istituto di Dermatologia di Rimini in collaborazione con il Leo Club (l'associazione giovanile dei Lions) "Valle del Conca" e da Paido'ss (Osservatorio Nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza). I risultati, presentati nei giorni scorsi a Palazzo Madama a Roma in occasione della “Giornata mondiale delle epatiti”, dove ha anche ricevuto un premio, dicono che il 73% per cento degli intervistati non conosce le principali malattie a trasmissione sessuale, il 33 per cento pensa che la loro incidenza sia trascurabile e il 57 per cento non sa stimare il tasso di Hiv. L'88% dei ragazzi è poco informato sui consultori e le altre strutture di aiuto della loro zona, e il 56% non si sottoporrebbe ad una visita. Dall'altra parte l'età media in cui si comincia a fare sesso continua a scendere: uno su cinque (il 19 per cento) ha riferito di aver iniziato la propria attività sessuale a ridosso dei 14 anni, anche con rapporti completi (8% fra i maschi contro poco meno del 6% fra le ragazze. D'altra parte i giovani paiono avere scarsa informazione in tema, in particolare sui rischi delle malattie: solo il 28.3% delle ragazze e il 38.8% dei maschi fa sempre uso del preservativo.
Tra i giovani ascoltati, diversi hanno già conosciuto infezioni virali: più precisamente il 3% fra i maschi e quasi il 5% fra le femmine. In tema di tutela i più attenti sono i maschi che effettuano controlli nel 47.3% dei casi contro il 28.6% delle ragazze. I giovani sono comunque concordi nel ritenere che la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili sia un impegno della "coppia" (67.4% dei maschi e il 63.4% delle femmine) e non solo della donna.

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