Mentre il dossier Europa entra nel vivo con l'approccio che passa da tecnico a politico e l'approvazione, in Consiglio, di un ordine del giorno sottoscritto da tutti i gruppi per preparare San Marino alla firma nel 2023, c'è chi guarda all'esempio di Malta. Entrata nella Ue nel 2004, con i suoi 500mila abitanti è il più piccolo paese membro. Va detto che, inizialmente, con l'Unione non ci fu un gran feeling. Alla Valletta andò in scena uno dei più lunghi e incerti dibattiti sull’opportunità di adesione, tanto che il referendum passò per il rotto della cuffia.
Il timore era lo stesso che serpeggia sul Titano: perdere la propria identità. Nulla di questo è accaduto. Anzi, dall'ingresso nella famiglia Europea, Malta ha ottenuto grandi vantaggi. Lo racconta il Segretario del Psd, di recente in visita all'isola dove ha incontrato il Sottosegretario ai fondi Europei e il Segretario Internazionale del Partito Laburista. Proprio grazie all'appoggio della Ue – spiega Gerardo Giovagnoli – Malta è diventata in pochi anni un paradiso economico.
“Hanno avuto molti più vantaggi, soprattutto dal punto di vista dei fondi europei che alimentano ristrutturazioni, investimenti e infrastrutture. Quindi l'economia in questi circa 20 anni è letteralmente esplosa, senza contraccolpi significativi rispetto a sovranità, possibili scelte all'interno del paese, alla fiscalità che continua ad essere vantaggiosa e anche agli aspetti bancari, in cui Malta si distingue per essere stata anch'essa un po' paradiso fiscale, e per sfruttare comunque differenze che le permettono di essere più competitiva”.
Quindi quale insegnamento può trarre San Marino dall'esempio maltese? Per Giovagnoli “dobbiamo cogliere l'approccio di Malta, che è stato coraggioso, non sulla difensiva, permettendole di ottenere uno status all'interno dell'Unione Europea che comunque le consente di andare avanti con la propria sovranità ma anche di svilupparsi. Ecco, questo è particolarmente importante anche per noi, sebbene l'Accordo di Associazione riguardi solo il mercato unico europeo e non la full membership. Occorre prendere l'esempio soprattutto dal coraggio da porre nel negoziato, per cercare di non superare quelle linee rosse che sono interessanti per il paese, ma non ritrarsi davanti alla possibilità di avere opportunità e di chiederle”.