Persone che in passato avevano regolarmente frequentato le scuole dell’obbligo si ritrovano dopo qualche anno praticamente incapaci di comprendere o formulare un messaggio scritto. Una tendenza segnalata già dieci anni fa – a livello internazionale – dall’OCSE e oggi sostanzialmente confermata – per quanto riguarda il Titano – da uno studio condotto dall’Osservatorio sul Profilo della Popolazione: un organismo nato da una collaborazione tra la segreteria alla sanità e la fondazione Sums. I dati – ancora parziali – sono stati ottenuti da un campione di 300 persone, divise in 5 classi d’età. Ad ognuno è stato consegnato un test per misurare la competenza alfabetica e matematica funzionale – il cosiddetto letteratismo –, e la capacità di analizzare e risolvere problemi. Il dato più inquietante è forse quello riguardante le due fasce d’età più basse: quelle dai 26 ai 35 e dai 36 ai 45 anni. Il 50% di queste persone riesce a malapena a reperire ed utilizzare le informazioni contenute in testi scritti: il minimo indispensabile per la vita quotidiana insomma. In alcuni casi è alto – addirittura - il rischio di un vero e proprio analfabetismo di ritorno. Dati sostanzialmente in linea con quelli italiani. Una situazione paradossale e francamente inaspettata, in quest’epoca di grande diffusione di tecnologie sofisticatissime. Interessante, infine, il dato relativo allo strato più anziano del campione del Titano. Dai 66 ai 75 anni è stata infatti rilevata un’elevata propensione al pensiero produttivo, alla soluzione dei problemi.
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