Dare voce al silenzio significa ricordare, e ricordare può essere straziante. La testimonianza di un uomo che dopo orribili torture è stato gettato in una Foiba e che è sopravvissuto fingendosi morto e scavalcando decine di corpi senza vita, può sconvolgere. Così come lascia atterriti la storia di Norma Cossetto, giovane studentessa universitaria, diventata simbolo del martirio per essere stata barbaramente seviziata e poi uccisa dai partigiani di Tito. Anche lei, come altre migliaia di donne e bambini e uomini, vittima della follia, vittima delle Foibe.
Ma gli allievi del Centro di Formazione Professionale si sono documentati, hanno letto il dolore, si sono fatti coinvolgere da quelle storie.
In una fossa scavata nel terreno, a simboleggiare una Foiba, ciascun ragazzo ha gettato dei lacci – come quelli che legavano i polsi e le caviglie dei condannati a morte – e un biglietto con una frase suggerita dal cuore. Lì è stato piantato un ulivo. Simbolo di pace e di speranza. Per non dimenticare.
Monica Fabbri
Ma gli allievi del Centro di Formazione Professionale si sono documentati, hanno letto il dolore, si sono fatti coinvolgere da quelle storie.
In una fossa scavata nel terreno, a simboleggiare una Foiba, ciascun ragazzo ha gettato dei lacci – come quelli che legavano i polsi e le caviglie dei condannati a morte – e un biglietto con una frase suggerita dal cuore. Lì è stato piantato un ulivo. Simbolo di pace e di speranza. Per non dimenticare.
Monica Fabbri
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