Iscrizione degli architetti di San Marino presso l’Ordine di Rimini. Da oltre confine chiedono il recapito. I professionisti del Titano si agitano. Tutto è nato da una raccomandata inviata dall’Ordine di Rimini in cui si invitano gli architetti sammarinesi ad eleggere un recapito professionale stabile per svolgere la professione oltre confine. Pena: l’uscita a fine giugno dall’albo italiano. Una lettera che ha riacceso le polemiche tra i professionisti del Titano, preoccupati di dovere pagare sulla propria pelle il fatto di vivere a San Marino, pur essendosi laureati e aver sostenuto l’esame di Stato in Italia. Ma dall’Ordine sammarinese buttano acqua sul fuoco.
Il presidente Fabio Marasso spiega che con l’accordo raggiunto il 27 marzo con il Consiglio Nazionale Italiano, cambia l’interpretazione del recapito professionale. Non più inteso come residenza, con l’apertura di una partita IVA, ma come semplice indirizzo a cui l’Ordine deve fare riferimento per il recapito della posta e per telefonare. “Un’altra possibilità per gli architetti sammarinesi – aggiunge Marasso – è quella di lavorare in Italia essendo trattati come cittadini comunitari, iscrivendosi ad un registro di prestazione di servizi, senza pagare nessuna quota, ma apponendo solo il timbro dell’albo di provenienza. Di fatto – conclude – non cambia niente rispetto al passato”.
Tanto più che gli architetti italiani che vengono sul Titano devono appoggiarsi anche loro a studi sammarinesi per lavorare. Sarà ora da definire la reciprocità di trattamento. Istituendo un registro per fare in modo che anche il professionista italiano comprovi l’effettiva iscrizione all’albo di provenienza, a tutela del cittadino e delle istituzioni.
Monica Fabbri
Il presidente Fabio Marasso spiega che con l’accordo raggiunto il 27 marzo con il Consiglio Nazionale Italiano, cambia l’interpretazione del recapito professionale. Non più inteso come residenza, con l’apertura di una partita IVA, ma come semplice indirizzo a cui l’Ordine deve fare riferimento per il recapito della posta e per telefonare. “Un’altra possibilità per gli architetti sammarinesi – aggiunge Marasso – è quella di lavorare in Italia essendo trattati come cittadini comunitari, iscrivendosi ad un registro di prestazione di servizi, senza pagare nessuna quota, ma apponendo solo il timbro dell’albo di provenienza. Di fatto – conclude – non cambia niente rispetto al passato”.
Tanto più che gli architetti italiani che vengono sul Titano devono appoggiarsi anche loro a studi sammarinesi per lavorare. Sarà ora da definire la reciprocità di trattamento. Istituendo un registro per fare in modo che anche il professionista italiano comprovi l’effettiva iscrizione all’albo di provenienza, a tutela del cittadino e delle istituzioni.
Monica Fabbri
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