A Bonn si cerca un compromesso, un accordo sull’emergenza clima da presentare alla conferenza dell’Onu che riunirà tutti i paesi in Messico, a Cancum, dal 29 novembre al 10 dicembre prossimi. Trovare un’intesa globale è diventata un corsa contro il tempo perché il rischio è ritrovarsi alla scadenza del protocollo di Kyoto in un pericoloso vuoto normativo. Ciò renderebbe vani gli sforzi di anni di lavoro della convenzione Onu, ma farebbe andare in crisi anche il cosiddetto mercato del carbonio che incentiva uno sviluppo amico dell’ambiente. A Bonn fino al 6 agosto si riuniranno due gruppi di lavoro. Uno che si occupa degli ulteriori impegni da assumere da parte dei paesi sviluppati, nell’ambito del protocollo di Kyoto, e uno che coinvolge tutti i paesi, inclusi Cina e Stati Uniti, che si occupa di azioni di cooperazione a lungo termine. Questa tappa verso Cancum è soprattutto tecnica dove si cercherà di snellire i testi negoziali. Pesano su tutto le posizione tra i diversi schieramenti, ancora lontane, e la denuncia da parte di 77 paesi in via di sviluppo più la Cina che denunciano lo squilibrio della bozza di accordo raggiunta a giugno di quest’anno in un preliminare incontro che si è svolto sempre a Bonn. Un testo che gli Stati Uniti hanno già definito inaccettabile, mentre l’UE ad ottobre dovrebbe aprire un confronto sul possibile cambio di obiettivo della riduzione del gas serra, dal 20 al 30% entro il 2020.
Myriam Simoncini
Myriam Simoncini
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