Una soluzione che soddisfa tutti: lo Stato, che ha risolto la convenzione originaria del gennaio ’99, liberandosi così da tutti gli obblighi, e che si vedrà restituire dall’Ente della Guardia d’Onore del Cuore Immacolato di Maria, proprietario della Casa San Giuseppe, le rate già pagate del mutuo bancario, pari a 1 milione e 603mila euro. Poi l’Ente, il cui Comitato Esecutivo sceglierà a chi affidare la gestione della Casa e che ne farà una struttura qualificata in grado di ospitare eventi culturali di altissimo livello. Infine la Diocesi, che si è impegnata in prima persona, come ha detto il Vescovo Luigi Negri, “per liberarsi dalle ipoteche anche psicologiche fiorite attorno a questa vicenda. Oggi siamo più liberi tutti – ha continuato – liberi di fare. L’intuizione che ha guidato la ristrutturazione della Casa è stata di formidabile importanza: il culto di Maria come fonte di cultura e di iniziative culturali. Sarà una struttura al servizio della vita sociale, anche grazie alle realtà culturali che gravitano attorno a San Marino, penso alle università di Bologna e di Urbino, e alla Fondazione Giovanni Paolo II, che già domani terrà un importante convegno”. Come ha spiegato il Segretario alle finanze Pier Marino Mularoni, l’Ente avrà 60 giorni di tempo per decidere come restituire le rate allo Stato: o cedendo terreni di sua proprietà, al di fuori delle mura della Casa, utili anche all’ampliamento della viabilità circostante, o pagare rate annuali per 10 anni. Il parco resterà aperto al pubblico per un altro decennio. I frati costruiranno invece un piccolo convento vicino al Santuario per farne la loro residenza. Dal canto suo, la Diocesi ha già rinunciato a riavere i 2 milioni di euro circa dati a suo tempo per la ristrutturazione della struttura, costata 16 miliardi di vecchie lire.
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