Il personaggio che ha cambiato la storia di tutti, il personaggio che è forse giusto considerare di tutti avrebbe visto la luce sul Monte Titano nel 1446. Una teoria che se diventasse scoperta aggiungerebbe altra storia ad un paese che già trabocca di secoli. Le tesi rivoluzionarie dei due studiosi Romani Renato Biagioli e Lioniero Boccianti hanno già destato scalpore in Europa e Oltreoceano. Un anno e mezzo fa sulla nostra emittente avevamo ascoltato una storia travagliata, accattivante per la Repubblica più piccola, corroborata da tante prove documentarie. Cristoforo era in realtà figlio di Anna Colonna e del nobile genovese Gian Battista Cybo, nientemeno che il futuro papa Innocenzo VIII. Un figlio della colpa, nato da una relazione adultera, Anna era già moglie del principe di Taranto. Un figlio che si doveva quindi partorire di nascosto, lontano dalle terre romane dei Colonna. La donna gravida decide di salire a Pesaro, con il pretesto di un ritiro spirituale, ma la seconda guerra delle Marche, scoppiata nel 1446, le impedirà di dare alla luce Cristoforo nel Convento delle Clarisse della città marchigiana. Ecco allora la fuga verso la quiete del Monte Titano, dove Anna partorirà nel Convento di San Francesco. Il bambino trascorrerà sul monte i primi cinque anni della sua vita per poi essere trasferito a Genova, proprio su iniziativa del Cibo, il padre naturale che lì viveva. Cristoforo viene affidato ad un operaio della lana, Domenico Colombo, che da quel momento in poi stranamente viene investito di titoli e coperte di terre.
Solo l’ultima di una lunga serie di coincidenze. Boccianti e Biagioli hanno messo insieme tutti gli anelli della catena che lega Colombo a San Marino. L’ultima prova schiacciante raccolta dai due studiosi è contenuta nel primo capitolo della biografia del navigatore scritta dal figlio Ferdinando: “Mio padre, dovendo ottenere la cittadinanza spagnola, elise il suo cognome italiano”. Così recita lo scritto. Cristoforo si firmava all’epoca Cristobal Colon. Volendo ispanicizzare il cognome avrebbe scritto semplicemente “Palomo”, la scelta di chiamarsi invece “colon” rimanderebbe proprio alla consueta abbreviazione del cognome romano riconosciuta dagli studi paleografici. Ci sono dunque tutti gli anelli della catena. Manca soltanto il primo. Un test del DNA accurato e appropriato che escluda innanzitutto che Cristoforo fosse un Colombo. Inutili e dall’esito scontato gli esami svolti recentemente a Siviglia.
Solo l’ultima di una lunga serie di coincidenze. Boccianti e Biagioli hanno messo insieme tutti gli anelli della catena che lega Colombo a San Marino. L’ultima prova schiacciante raccolta dai due studiosi è contenuta nel primo capitolo della biografia del navigatore scritta dal figlio Ferdinando: “Mio padre, dovendo ottenere la cittadinanza spagnola, elise il suo cognome italiano”. Così recita lo scritto. Cristoforo si firmava all’epoca Cristobal Colon. Volendo ispanicizzare il cognome avrebbe scritto semplicemente “Palomo”, la scelta di chiamarsi invece “colon” rimanderebbe proprio alla consueta abbreviazione del cognome romano riconosciuta dagli studi paleografici. Ci sono dunque tutti gli anelli della catena. Manca soltanto il primo. Un test del DNA accurato e appropriato che escluda innanzitutto che Cristoforo fosse un Colombo. Inutili e dall’esito scontato gli esami svolti recentemente a Siviglia.
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