Mentre a San Marino il progetto di legge che regola stampa ed editoria verrà presto inviato all'iter consiliare - come ci ha confermato il relatore del testo - in Italia è stato approvato dalla camera il disegno di legge che elimina il carcere per i giornalisti, in caso di diffamazione. Per l'entrata in vigore manca ora solo il via libera del Senato.
Niente più carcere per chi diffama a mezzo stampa, ma esclusivamente una multa: i colpevoli rischiano dai 5mila ai 10mila euro e fino a 60mila euro, se il fatto attribuito è consapevolmente falso. Alla condanna è associata la pena della pubblicazione della sentenza. Il testo prevede che le rettifiche delle persone offese debbano essere pubblicate senza commento e risposta. Nella diffamazione a mezzo stampa il danno sarà quantificato sulla base della diffusione della testata, della gravità dell'offesa e dell'effetto riparatorio della rettifica. Se non sono gli autori dell'articolo incriminato il direttore di testata o il suo vice rispondono non più 'a titolo di colpa' ma solo se vi è un nesso di causalità tra l'omesso controllo e la diffamazione. In caso di querela temeraria, e cioè intimidatoria nei confronti del giornalista , il querelante può essere condannato al pagamento di una somma da mille a 10mila euro. Il testo, che è stato approvato alla Camera con il voto contrario di Movimento 5 stelle e Sel, estende il diritto al segreto professionale anche ai giornalisti pubblicisti, mentre a tuttoggi è prerogativa dei soli professionisti.
Niente più carcere per chi diffama a mezzo stampa, ma esclusivamente una multa: i colpevoli rischiano dai 5mila ai 10mila euro e fino a 60mila euro, se il fatto attribuito è consapevolmente falso. Alla condanna è associata la pena della pubblicazione della sentenza. Il testo prevede che le rettifiche delle persone offese debbano essere pubblicate senza commento e risposta. Nella diffamazione a mezzo stampa il danno sarà quantificato sulla base della diffusione della testata, della gravità dell'offesa e dell'effetto riparatorio della rettifica. Se non sono gli autori dell'articolo incriminato il direttore di testata o il suo vice rispondono non più 'a titolo di colpa' ma solo se vi è un nesso di causalità tra l'omesso controllo e la diffamazione. In caso di querela temeraria, e cioè intimidatoria nei confronti del giornalista , il querelante può essere condannato al pagamento di una somma da mille a 10mila euro. Il testo, che è stato approvato alla Camera con il voto contrario di Movimento 5 stelle e Sel, estende il diritto al segreto professionale anche ai giornalisti pubblicisti, mentre a tuttoggi è prerogativa dei soli professionisti.
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