''Siamo sbigottiti per il fatto che lo Stato ha da tempo, si parla di molti anni, sottoscritto accordi per regolare il trattamento economico e normativo degli insegnanti di religione senza che a questo siano poi conseguiti frutti reali. Non di spending review si tratta, ma di giustizia''. E' quanto scrive, in una nota, don Gabriele Mangiarotti, responsabile dell'Ufficio per l'Insegnamento della Religione Cattolica della Diocesi di San Marino-Montefeltro, riguardo la decisione di non approvare in Consiglio Grande e Generale l'accordo per regolamentare il trattamento degli insegnanti di religione cattolica. ''Abbiamo chiesto non una concessione di privilegi, ma il rispetto di quanto da tempo riconosciuto e mai attuato - si legge ancora nella nota -: un antico adagio afferma 'pacta sunt servanda'. E ci sembra che, quando si è voluto sistemare la situazione dei precari, anche per una categoria di professionisti seri e preparati fosse giunto il momento di un adeguamento normativo''. Inoltre, prosegue don Gabriele Mangiarotti, ''ci è sembrato di ascoltare vecchie obiezioni laiciste, di stampo ottocentesco a proposito della presenza nella scuola dello Stato dell'insegnamento della Religione Cattolica. Sia a San Marino che in Italia la riflessione sull'Irc ha mostrato la pertinenza di tale insegnamento ad uno stato 'laico' che si voglia preoccupato del bene degli alunni, della cultura del popolo e del confronto leale tra posizioni ideali diverse''. A giudizio del responsabile Irc sammarinese, ''la tanto declamata 'multietnicità' implica la consapevolezza di sé e delle proprie radici (e questo, in una Repubblica che vanta tra i fondatori un santo, non pare questione irrilevante). E l'agitare ammuffite questioni là dove era invece richiesto un impegno serio in favore di docenti ingiustamente discriminati, ci sembra indegno di posizioni che dovrebbero tutelare il diritto dei lavoratori: la questione della giustizia non può avere colorazione di parte''. Pertanto, è la chiosa di Mangiarotti, ''ci auguriamo che si possa giungere al più presto al rispetto dei diritti, del lavoro e della professionalità di tanti docenti, che contribuiscono col loro impegno al crescere di una società ove i più giovani, nel confronto e nel dialogo, diventino protagonisti del bene del Paese''.
Riproduzione riservata ©