Vedendo tanti attestati di stima si sarebbe commossa, e con umiltà avrebbe ringraziato tutti, ricordandoli nelle sue preghiere. Alceste era così, semplice e onesta, spontanea e comunicativa. Per i suoi alunni lei era insegnante, madre e sorella. Lo ripeteva spesso, e l’aveva scritto anche nel suo libro di memorie “una donna del novecento”. Nella chiesa di Montegiardino, dove sta riposando in attesa delle esequie che si celebreranno domani alle 16, sono venuti a trovarla anche i suoi scolari. E a Detroit ce ne sono centinaia con il cuore nel piccolo Castello. Anche il Segretario alla Cultura Romeo Morri si è stretto intorno alla famiglia Ferri e ha ringraziato la maestra Alceste per il segno lasciato nel cuore e nelle memorie di chi l’ha incontrata. “105 anni sembrano infiniti – ha scritto – ma sembra anche che non debbano finire mai.” Poi ha ricordato la sua saggezza, la grande pace interiore. Una pace che traspare dall’ultima espressione del suo viso, a testimonianza di un passaggio sereno. Nella chiesa, accanto a lei, i due amati figli: Giancarlo arrivato nel pomeriggio dall’America e Marisa, la sua spalla forte, onnipresente. “Quando la mamma muore, si spegne una grande luce, ma se ne accende una più luminosa e perenne nel cielo.” Una frase, quella di Marisa, che riassume in sé l’affetto di una figlia e la consapevolezza di una donna di fede. Alceste se ne è andata in punta di piedi, accompagnata da tanto amore, lo stesso amore che ha distribuito con generosità durante tutta la sua lunga vita.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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