Dopo la strage di Hula i governi di Roma, Parigi, Berlino e Londra, con un'azione coordinata, hanno espulso gli ambasciatori siriani dai rispettivi Paesi. Ma il ministro degli Esteri di Damasco respinge ogni responsabilità, e afferma che dietro il massacro ci sono i fondamentalisti islamici. Secondo il portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Rupert Colville, una ventina delle 108 vittime, sarebbero state uccise da "colpi di artiglieria e dal fuoco sparato dai carri armati; la maggior parte delle altre sommariamente giustiziate in due differenti episodi". Occorrerà ora verificare chi siano i responsabili di queste esecuzioni di massa: se truppe governative o dell’opposizione. Kofi Annan, intanto, ha scritto ad Assad chiedendo “passi coraggiosi per fermare la violenza e liberare i prigionieri”. Oggi, intanto, ancora vittime. 20 soldati sono stati uccisi dai ribelli nei pressi del confine con la Turchia. Nei combattimenti sarebbero morti – secondo fonti non confermate - anche sei civili e sei elementi delle milizie anti-governative.
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