Che qualcosa di grave fosse in atto, lo si è capito – purtroppo a posteriori – quando è stata diffusa la notizia che, nel novembre scorso, l'amministratore delegato di Intel, Brian Kraznich, aveva venduto azioni, della sua stessa azienda, per 24 milioni di dollari. All'epoca, infatti, pare fosse già a conoscenza di Meltdown: una falla che metterebbe a rischio la sicurezza dei microprocessori prodotti dalla multinazionale. A completare il quadro anche la scoperta di una seconda falla – denominata Spectre -, che coinvolge gli altri 2 colossi del settore: Amd e Arm. Praticamente ogni dispositivo – commercializzato negli ultimi 10 anni – sarebbe potenzialmente esposto, insomma, al furto di dati personali, password ed informazioni bancarie, da parte di criminali informatici. La notizia ha avuto l'effetto di una bomba, anche se non vi sarebbero ancora prove dello sfruttamento di Meltdown e Spectre da parte di hacker. Apple e Microsoft, dal canto loro, hanno già fatto sapere di essere corse ai ripari. Prevedibili, comunque, rallentamenti, causati dagli aggiornamenti indispensabili per tappare le falle. Questo vicenda, fa sapere Alessandro Minoia – membro del direttivo dell'Associazione Sammarinese per l'Informatica, e security engineer di KBE - “ha fatto molto clamore non tanto per la criticità della vulnerabilità”, quanto per la sua enorme distribuzione. Anche la Repubblica, ovviamente, è coinvolta. Secondo Minoia sarebbe necessario allora realizzare una struttura, capace di fornire raccomandazioni, ai cittadini digitali del Titano, in casi simili. Organizzazioni come i CERT - acronimo di Computer Emergency Response Team -; attive in svariati Paesi tra cui Italia e Stati Uniti, e che anche in questa occasione hanno informato gli utenti con tempestività. L'aspetto più importante della sicurezza informatica – conclude il membro dell'ASI – è la consapevolezza: proprio su questo tema – ricorda – 2 anni fa, a San Marino, sono stati organizzati una serie di seminari.
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