C’è una fascia di popolazione che, anche temporaneamente, viene a trovarsi in una condizione svantaggiata, tale da richiedere un intervento pubblico riequilibratore. Il governo ne ha preso atto, così come fece il precedente esecutivo, che istituì un fondo da un milione di euro. Quest’anno si va oltre, con l’intenzione di adottare per ora un certificato di credito sociale e arrivare poi ad un istituto permanente a finanziamento triennale. Quest’anno, la cifra stanziata dovrebbe aggirarsi, indicativamente, sui 700mila euro. Dal 2008 arriveranno interventi fiscali ancora diversi, che andranno a ridisegnare le aliquote, introdurranno il quoziente familiare, ed interverranno sulle detrazioni e deduzioni. La segreteria alle Finanze ha individuato criteri che identificano condizioni socialmente svantaggianti. Queste sono: le famiglie monoreddito con minori a carico; nuclei in cui sono presenti soggetti disabili o che debbono provvedere ad anziani non autosufficienti; nuclei di soli pensionati con pensione al minimo che debbano provvedere all’affitto o all’assistenza privata, e privi della presenza di figli che possano provvedervi; nuclei con difficoltà sociali; crediti di perequazione per la previdenza integrativa. "Alle diverse condizioni, spiega la segreteria Finanze, è attribuito un 'valore' e la loro somma forma il valore del certificato di credito sociale". Non avverrà una semplice erogazione di denaro, perché il certificato è un titolo non trasferibile che può essere speso nel circuito delle prestazioni pubbliche. Ad esempio tramite contributi, nel caso di utilizzo del lavoro delle bandanti, rette per asili nido, tasse e imposte dirette, bollette del gas, acqua ed energia elettrica, prodotti in genere distribuiti dalle farmacie, protesi ed altri presidi sanitari a pagamento, fondo di previdenza integrativa. Tramite decreto, poi, il governo darà vita ad un organismo preposto alle autorizzazioni, ai controlli e alle modalità di impiego delle risorse.
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