Un miliardo di persone, nel mondo, soffre di fame cronica. C’è di che essere arrabbiati, anzi, furiosi. Ed è cavalcando questa ira che la FAO spera di raccogliere quante più firme possibile da presentare alla prossima assemblea generale delle Nazioni Unite. Sembra assurdo dover ricorrere ad una petizione on line per stimolare la comunità internazionale. Eppure il sito www.1billionhungry.org nasce proprio per esortare la gente ad indignarsi coinvolgendo, come in un effetto domino, i grandi della terra. Si può firmare fino al 15 settembre. La FAO vuole arrivare ad un milione di firme, ma ad oggi, dopo tre mesi e mezzo, sono poco più della metà. La prova che è necessario insistere sull’educazione, per abbattere il muro di silenzio. Le urla di dolore di chi muore di fame, infatti, non sempre vengono udite da chi vive lontano dal corno d’Africa – cuore della disperazione – o dall’India, dove malnutrizione, miseria e malattie sono all’ordine del giorno. Una guerra che va combattuta su più fronti, a partire dalla ridistribuzione delle risorse. Non c’è una ricetta unica, il lavoro è complesso. Per vincere occorre estirpare i conflitti, sviluppare l'agricoltura nelle zone più povere, correggere certi effetti dell'economia globalizzata. Un miliardo di persone soffre di fame cronica. “Sono fuori di me”, grida lo slogan della campagna di sensibilizzazione. Un milione di firme contro un miliardo di persone che soffrono. Oggi, sono solo 500.000.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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