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Finale di partita. L'editoriale del Dg Carlo Romeo

19 ott 2020

Prima vediamo in sintesi la storia - sotto certi aspetti, emblematica - e poi il recente finale.
Il 5 dicembre di due anni fa, un giornale sammarinese pubblicava il verbale della Commissione Affari di Giustizia del 22 novembre 2017, dove l'allora Magistrato Dirigente del Tribunale Valeria Pierfelici risultava avesse detto che la nostra redazione "come sempre senza verificare la notizia" aveva realizzato un servizio giornalistico. "Come sempre". L'accusa era seria, molto seria, sia per il contesto in cui sarebbe stata detta, sia per la gravità della affermazione stessa. I giornalisti, come noto, sono tenuti a verificare le notizie per deontologia ma anche perché, se non lo facessero, andrebbero incontro a guai altrettanto seri.

Come dire che tutti i medici dell'Ospedale sammarinese farebbero regolarmente diagnosi sbagliate. A tutela della Radiotelevisione di Stato, di chi ci lavora e del sottoscritto in quanto direttore responsabile della testata, sentito il Cda, chiedevo pertanto al Tribunale se risultavano realmente nei verbali queste affermazioni e in caso positivo di procedere penalmente contro Pierfelici. Il Tribunale confermava le dichiarazioni rese a verbale in Commissione Giustizia e il processo è conseguentemente andato avanti.

Nel marzo 2019 i due magistrati competenti convocavano, per essere sentito, il sottoscritto che venne ascoltato sui fatti. Nel giugno successivo veniva quindi convocata Valeria Pierfelici che però non si presentava in quanto uno dei due avvocati era in ferie. Udienza rimandata a settembre ma, purtroppo, questa volta in vacanza era lei, quindi ancora un nulla di fatto per i magistrati in questione.

Nuovo appuntamento a ottobre dove questa volta si presentano solo i suoi avvocati, con un promemoria in cui sostengono che, essendo il presidente dell'azienda il responsabile legale, il suddetto sottoscritto non sarebbe stato legittimato a querelare. Ipotesi questa assolutamente originale (che non a caso ha suscitato per la sua singolarità molto interesse e qualche sorriso bonario e affettuoso ai vertici dell'Ordine dei Giornalisti italiano, cui chi scrive appartiene da un centinaio di anni, nonché fra i relativi legali), in quanto superava, con scioltezza e eleganza, il fatto che anche a San Marino è in vigore, come in tutti i Paesi civili, una legge sulla stampa dove il direttore responsabile della testata risponde appunto davanti alla legge (e non solo) dei contenuti editoriali e di tutto ciò che li riguarda.

Prova ne sia che se c'è da querelare qualcuno per un servizio giornalistico, viene querelato appunto per legge il direttore responsabile della testata giornalistica - la cui firma è depositata per questo in tribunale - e non il presidente del consiglio di amministrazione che appunto risponde della azienda e non della testata. Gli avvocati, insomma, fanno quel che possono e il tempo passa facendo intravedere una prevedibile, e certo non onorevole, prescrizione per un caso in fondo molto semplice. Invece no. Colpo di scena. Viene notificato in data 16 ottobre, cioè venerdì scorso, un atto del Giudice Inquirente Morsiani che archivia la vicenda.

In pratica il giudice comunica che il verbale della famosa Commissione consiliare non riportava esattamente quanto affermato da Valeria Pierfelici. Lei si era limitata ad altre dichiarazioni che il verbale riportava però in modo fuorviante, ferma restando ovviamente "la fede privilegiata dovuta al verbale redatto". L'atto parla specificamente di "un errore di compilazione" da parte del verbalizzante. La Pierfelici insomma non avrebbe detto le cose verbalizzate ma altro anche perché, se quelle cose per la quale era stata querelata, le avesse dette veramente, sostiene il magistrato, allora sì che sarebbe stato grave.

Fischio finale, tutti negli spogliatoi dunque e partita finalmente chiusa.

Ps. Va tutto bene, però, due domande forse è doveroso farsele, tanto per capire.
Prima domanda. Il verbale in questione sarebbe stato quindi firmato senza prima essere stato letto attentamente da chi è intervenuto, nonostante fosse un verbale per tante e ben note ragioni di estrema delicatezza? Non sono state inviate agli interessati le preventive bozze da rivedere, oppure non c'è stata una complessiva revisione del testo nella successiva seduta consiliare, come avviene solitamente, dove si controlla il verbale e poi appunto lo si approva?

Seconda domanda. E che diamine ma ci vuole tutto questo tempo per ricordarsi di non avere mai detto queste cose, gentilissima Signora Pierfelici? Non bastava comunicare subito a tutti gli interessati, anche a tutela del servizio pubblico, che si trattava solo di un errore di verbalizzazione? Non poteva dirlo subito che il verbale non era, certamente per un involontario errore, veritiero e che lei non aveva mai detto quelle cose? In tal caso, tutti noi - e soprattutto il Tribunale - non avremmo perso tempo e risorse preziosi.

cr


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