“L’operazione di decentramento in Romagna di alcune facoltà si è rivelata un successo - lo ammette lo stesso Ministero all’Istruzione - e allora perché non godere dei finanziamenti statali specifici destinati agli Atenei di nuova costituzione?”. La richiesta - avanzata dall’Università degli studi di Bologna, ai politici locali - effettivamente, non è campata per aria. Basta dare un’occhiata ai numeri.
Gli studenti delle sedi decentrate di Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna sono quasi 20.000: un quarto del totale dell’intero Ateneo felsineo. I professori 368, i ricercatori 302. Una realtà viva, in continua crescita, insomma. “Il multi-campus romagnolo - riconosce il Ministero all’Istruzione - è un modello di università a valenza regionale che può confrontarsi con i migliori sistemi di università pubbliche locali”.
I vertici dell’Alma Mater Studiorum chiedono si prenda atto di tutto ciò, ricordando, ad esempio, che in seguito alla nascita della nuova Università di Milano Bicocca, il Ministero sborsa ogni anno oltre 25 milioni di euro in più di quanto faccia per le sedi universitarie romagnole.
Gianmarco Morosini
Gli studenti delle sedi decentrate di Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna sono quasi 20.000: un quarto del totale dell’intero Ateneo felsineo. I professori 368, i ricercatori 302. Una realtà viva, in continua crescita, insomma. “Il multi-campus romagnolo - riconosce il Ministero all’Istruzione - è un modello di università a valenza regionale che può confrontarsi con i migliori sistemi di università pubbliche locali”.
I vertici dell’Alma Mater Studiorum chiedono si prenda atto di tutto ciò, ricordando, ad esempio, che in seguito alla nascita della nuova Università di Milano Bicocca, il Ministero sborsa ogni anno oltre 25 milioni di euro in più di quanto faccia per le sedi universitarie romagnole.
Gianmarco Morosini
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