L’11 ottobre è la Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze, proclamata dall’Onu, e Terres des hommes lancia la campagna #Indifesa per accendere ancora una volta i riflettori sui diritti negati. La onlus internazionale che segue diversi progetti di sostegno ai bambini, ha pubblicato il dossier «La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo»: 44 milioni di bambine al di sotto dei 14 anni hanno subito mutilazioni genitali. E si stima che 86 milioni di ragazze nate tra il 2010 e il 2015 rischiano di subire una mutilazione genitale entro il 2030. Ogni anno sono 16 milioni le nuove baby spose, molte delle quali diventano mamme quando ancora il loro corpo non può sopportarlo: le gravidanze precoci causano ogni anno 70.000 morti fra le ragazze tra 15 e 19 anni.
Negli ultimi quindici anni sono stati fatti grandi sforzi per dare a tutti i bambini la possibilità di completare un ciclo completo di istruzione primaria. I risultati raggiunti sono incoraggianti: tra il 2000 e il 2011 il numero di bambini che non potevano andare a scuola si è quasi dimezzato, passando da 102 milioni a 57 milioni. Le bambine rappresentano più della metà del totale dei bambini che non possono andare a scuola.
I bambini lavoratori sono 168 milioni, di cui più della metà (circa 85 milioni) sono impegnati in attività pericolose tra cui sfruttamento sessuale, schiavitù. Bambine e ragazze coinvolte in attività pericolose sono 30 milioni secondo le stime dell’Ilo, mentre i coetanei maschi sono circa 55 milioni. Nella fascia d’età che va dai 5 agli 11 anni, però, le bambine rappresentano il 58% del totale dei minori coinvolti in lavori pericolosi.
Anche l’Unicef dedica la sua attenzione ai diritti delle bambine; in particolare ha stilato un rapporto sul lavoro minorile da cui risulta che bambine tra i 5 e i 14 anni sono occupate il 40% in più del tempo nei lavori domestici non pagati e nella raccolta di acqua e legna, rispetto ai coetanei maschi. Complessivamente, le bambine dedicano a questi impegni l’equivalente di 160 milioni di ore al giorno.
Il rapporto mostra che le ragazze tra i 10 e i 14 anni in Asia Meridionale, Medio Oriente e Nord Africa sono occupate circa il doppio del tempo in faccende domestiche rispetto ai ragazzi. I paesi in cui le ragazze tra i 10 e i 14 anni subiscono in maniera sproporzionata il peso delle faccende domestiche rispetto ai ragazzi sono: Burkina Faso, Yemen e Somalia. Le ragazze tra i 10 e i 14 anni in Somalia trascorrono la maggior parte del tempo a fare lavori domestici, circa 26 ore alla settimana. Per faccende domestiche si intende cucinare, pulire, prendersi cura dei familiari e recuperare acqua e legna da ardere. Il rapporto mostra che il lavoro delle bambine è meno visibile e spesso sottovalutato. Troppo spesso vengono imposte alle bambine responsabilità come se fossero già adulte: ad esempio il prendersi cura dei membri della famiglia, compresi altri bambini.
Difficile, se non impossibile, avere dati completi ed esaustivi sul numero delle vittime di tratta. L’Unodc (Agenzia delle Nazioni Unite per il contrasto del crimine organizzato) stima che il fenomeno della tratta riguardi 2,4 milioni di persone , di cui l’80% sono sfruttate nella prostituzione. Il dato più allarmante è l’aumento del numero di bambini coinvolti nel fenomeno della tratta: «A livello globale, oggi i bambini rappresentano circa un terzo di tutte le vittime di tratta individuate - si legge nel report -. Due su tre sono di sesso femminile».
Negli ultimi quindici anni sono stati fatti grandi sforzi per dare a tutti i bambini la possibilità di completare un ciclo completo di istruzione primaria. I risultati raggiunti sono incoraggianti: tra il 2000 e il 2011 il numero di bambini che non potevano andare a scuola si è quasi dimezzato, passando da 102 milioni a 57 milioni. Le bambine rappresentano più della metà del totale dei bambini che non possono andare a scuola.
I bambini lavoratori sono 168 milioni, di cui più della metà (circa 85 milioni) sono impegnati in attività pericolose tra cui sfruttamento sessuale, schiavitù. Bambine e ragazze coinvolte in attività pericolose sono 30 milioni secondo le stime dell’Ilo, mentre i coetanei maschi sono circa 55 milioni. Nella fascia d’età che va dai 5 agli 11 anni, però, le bambine rappresentano il 58% del totale dei minori coinvolti in lavori pericolosi.
Anche l’Unicef dedica la sua attenzione ai diritti delle bambine; in particolare ha stilato un rapporto sul lavoro minorile da cui risulta che bambine tra i 5 e i 14 anni sono occupate il 40% in più del tempo nei lavori domestici non pagati e nella raccolta di acqua e legna, rispetto ai coetanei maschi. Complessivamente, le bambine dedicano a questi impegni l’equivalente di 160 milioni di ore al giorno.
Il rapporto mostra che le ragazze tra i 10 e i 14 anni in Asia Meridionale, Medio Oriente e Nord Africa sono occupate circa il doppio del tempo in faccende domestiche rispetto ai ragazzi. I paesi in cui le ragazze tra i 10 e i 14 anni subiscono in maniera sproporzionata il peso delle faccende domestiche rispetto ai ragazzi sono: Burkina Faso, Yemen e Somalia. Le ragazze tra i 10 e i 14 anni in Somalia trascorrono la maggior parte del tempo a fare lavori domestici, circa 26 ore alla settimana. Per faccende domestiche si intende cucinare, pulire, prendersi cura dei familiari e recuperare acqua e legna da ardere. Il rapporto mostra che il lavoro delle bambine è meno visibile e spesso sottovalutato. Troppo spesso vengono imposte alle bambine responsabilità come se fossero già adulte: ad esempio il prendersi cura dei membri della famiglia, compresi altri bambini.
Difficile, se non impossibile, avere dati completi ed esaustivi sul numero delle vittime di tratta. L’Unodc (Agenzia delle Nazioni Unite per il contrasto del crimine organizzato) stima che il fenomeno della tratta riguardi 2,4 milioni di persone , di cui l’80% sono sfruttate nella prostituzione. Il dato più allarmante è l’aumento del numero di bambini coinvolti nel fenomeno della tratta: «A livello globale, oggi i bambini rappresentano circa un terzo di tutte le vittime di tratta individuate - si legge nel report -. Due su tre sono di sesso femminile».
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