Chiamato in causa dalle recenti dichiarazioni del Congresso di Stato, in particolare, in merito al riordino degli incarichi in Tribunale, interviene l'ex Dirigente, Giovanni Guzzetta.
In primo luogo, definisce “allarmante e improprio” l'intervento dell'Esecutivo su questioni riguardanti la Magistratura in “spregio – scrive – agli elementari principi della separazione dei poteri”, richiamando l'esistenza di organismi – Consiglio Giudiziario, la Reggenza, la Commissione Affari di Giustizia, - nella quale – dice- “è quantomeno rappresentato il pluralismo parlamentare”. Respinge poi come “totalmente calunniose e offensive, oltre che false le affermazioni del Congresso” in merito alla redistribuzione degli incarichi. Riassegnazione effettuata nell'aprile 2019 e che – spiega Guzzetta - “non ha sottratto alcun fascicolo penale ad alcun inquirente e non ha smantellato alcunché”, ricordando le disposizioni in cui si specifica che nel caso in cui fossero risultati mutamenti nelle assegnazioni, ciascun commissario avrebbe continuato ad esercitare le precedenti attribuzioni per i fascicoli pendenti già assegnati. “Sfido chiunque – scrive – a dimostrare che un solo fascicolo dell'istruttoria penale sia stato sottratto a chi ne era titolare”. Dettaglia poi la natura delle sue scelte: “ispirate a criteri di potenziamento del settore – scrive – (aggiungendo un secondo decidente – Buriani – per una più rapida definizione dei procedimenti; mantenendo tre inquirenti per evitare riduzioni della capacità di contrasto alla criminalità – la Di Bona, oltre a Morsiani e Volpinari; creando pool investigativi ad hoc nei settori più delicati, come i procedimenti riguardanti giudici o di rilievo per le implicazioni nei rapporti fra poteri). Strategia vincente, per Guzzetta, visti i risultati resi noti nella relazione sullo stato della giustizia, di cui, non a caso, – conclude Guzzetta – nessuno parla”.
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