L’amministratore della Opus di Dogana non ci sta e, carte alla mano, precisa la sua posizione, affermando che la ricostruzione della DDA di Napoli non è esatta. La Opus, nel 2002 avrebbe, si, comprato immobili nei pressi di Scampia, ma solo uno di essi da Rosa Cortese, coniuge del presunto affiliato al clan di Lauro, Antonio Leonardi. 'L’immobile – prosegue l’amministratore della Opus – era di proprieta’ della signora Cortese dal 1995, e quindi non riconducibile ai proventi realizzati dal marito, negli anni immediatamente precedenti al 2002 e all’arresto. Prima di procedere con la transazione – afferma l’amministratore della Opus - abbiamo potuto constatare che la fedina penale di chi ci stava vendendo gli immobili era integra. Sono stati eseguiti anche accertamenti sulle normative antimafia, e non è emerso nulla. Noi siamo certi di aver fatto un’operazione regolare e trasparente e al momento nessuno chi ha comunicato che i nostri immobili sono stati sequestrati'. Da Napoli, però l’informativa, sarebbe già stata inviata. Si contesta anche la presunta verifica antimafia perché questa deve essere estesa ai familiari: se fosse stata eseguita sulla signora Cortese, si sarebbe accertato che il marito è un trafficante internazionale di stupefacenti. Verita’, quelle fornite da inquirenti e amministratore della Societa’, diametralmente opposte.
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