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Lo stigma pesa più della condanna, al via a San Marino il progetto sperimentale per il pieno recupero

Il progetto Viola nasce dall'esigenza di contenere un disagio giovanile in forte crescita

di Sara Bucci
24 giu 2023

Si chiama progetto Viola il progetto è sperimentale, è rivolto a minorenni condannati cui il giudice concede la “chance di riabilitazione” dell'esperimento probatorio e nasce da un necessità di contenere un disagio giovanile che anche a San Marino è in sensibile aumento: solo qualche anno fa i minorenni in questa particolare situazione si contavano sulle dita di una mano sola, ora la media all'anno si aggira attorno alle 20 unità. Progetto Viola ha il nome di un fiore, richiama al senso di fragilità e responsabilità del “prendersi cura” , cuore della fiaba Il Piccolo Principe ed ha le stesse finalità della struttura afferente al servizio disabilità, che deve anch'essa il nome ad un fiore “il Progetto nasce in maniera casuale all'interno de la struttura 'casa La Rosa, del servizio disabilità – spiega Francesca Civerchia, che è responsabile Servizio Disabilità Iss ma anche educatore giudiziario - abbiamo scelto il nome “Viola” proprio perché il fiore e l'elemento di continuità con il Piccolo Principe. La forza di questo progetto sta nella riabilitazione ed inclusione sociale, indipendentemente ed a prescindere dal tipo di disagio che una persona manifesta”. Il contatto con le fragilità responsabilizza i giovani. A San Marino ne beneficiano in particolare minorenni che hanno commesso reati legati all'assunzione di sostanza stupefacente “il percorso in una struttura protetta - prosegue Francesca Civerchia - evitando di esporli ad inserimenti sul territorio e al contatto con le persone, consente di avviare un percorso diverso significa poter investire sui giovani partendo dall'errore compiuto. al fine di arrivare ad un recupero concreto, proteggendoli da uno stigma sociale che a volte è peggio della condanna stessa”. Una presa in carico della persona, che affianca al percorso rieducativo quello psicologico e psicoterapeutico, “proprio per poter andare a fondo, rispetto a quei disagi che hanno condotto ragazzi così giovani a commettere un reato”.

Nel video l'intervista a Francesca Civerchia, educatrice giudiziario e Responsabile servizio Disabilità Iss.





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