Dopo il caso della donna livornese di 44 anni, la sindrome di Jakob- più nota come il morbo della mucca pazza- torna a fare paura. Perché sicuramente se ne è parlato tanto, ma di fatto se ne sa poco. Ed il fatto che l’incubazione possa durare decenni rende difficile risalire al momento del contagio. La prevenzione passa attraverso la totale trasparenza. Per gli allevatori di San Marino la parola d’ordine infatti è tracciabilità: stampata nero su bianco sullo scontrino consegnato a chi acquista la carne. Una sorta di ‘passaporto’ che attesta la provenienza di animali che il servizio veterinario dell’Iss controlla osservando il regolamento della Comunità Europea, che prevede un esame post portem sul midollo di allungamento e che dal 2001 non ha mai riscontrato nessun caso di positività: né su animali macellati né su quelli morti per cause naturali. Secondo gli esperti di immunologia infine il caso della donna di Livorno - il secondo in Italia- non deve creare allarmismi. Non è una malattia trasmissibile e si contrae solo quando si mangia carne di un animale malato che non è stata cotta bene. Una certezza che, anche da sola, ridimensiona il fenomeno. Ma la guardia resta alta.
sb
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