I conflitti in Medio Oriente e in Siria, la minaccia terroristica dell'ISIS, le sofferenze dei migranti, delle vittime della tratta, dei bambini soldato, ma anche di chi non ha lavoro. Tocca tutte le emergenze del terzo millennio Papa Francesco nel giorno di Natale, nell'anno del Giubileo, invocando la pace, invocando la misericordia divina come segno di speranza e salvezza. “Dove nasce Dio, nasce la pace” ha detto, partendo proprio dal Medio Oriente per chiedere la ripresa del dialogo diretto fra israeliani e palestinesi e una intesa che porti alla convivenza fra i due popoli. Richiama un'altra intesa, quella raggiunta all'ONU sulla Siria, perché “possa far tacere il fragore delle armi e rimediare alla situazione umanitaria di una popolazione ormai stremata”. Bisognoso del sostegno di tutti anche l'accordo in Libia. Senza citarlo direttamente, il riferimento all'ISIS quando invoca la comunità internazionale per una azione contro le atrocità che sempre in Siria, Libia, Iraq e Yemen colpiscono persone e non risparmiano neppure il patrimonio storico e culturale di interi popoli. Ricorda le vittime del terrorismo, da Parigi all'Egitto a Tunisi, come i cristiani perseguitati nel mondo, definiti “i martiri di oggi”. Pace e concordia per il mondo, augurio di conforto a chi fugge dalla guerra con l'appello - agli Stati come anche ai singoli - perché soccorrano e accolgano i migranti. E un altro monito, a chi ha responsabilità in campo politico ed economico, perché si possa ridare speranza a quanti non hanno un lavoro e perché si adoperino per il bene comune e la tutela della dignità della vita umana. Erano almeno in 40mila per la benedizione Urbi et Orbi, in una Piazza San Pietro blindata e sotto imponenti misure di sicurezza.
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