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Navalny e l'eredità che divide: la madre si appella a Putin, Mosca rifiuta indagine internazionale, a Roma la fiaccolata non unisce

La madre si appella a Putin per la restituzione del corpo, gli Usa annunciano pacchetto di sanzioni, in Italia la fiaccolata unitaria si divide quasi subito

20 feb 2024

La madre di Alexei Navalny parla all'aperto, sotto la neve, davanti alla colonia penale dove il figlio è morto il 16 febbraio. "Per il quinto giorno non lo vedo, non mi dicono nemmeno dove si trova", afferma la donna, che nel suo appello si rivolge direttamente a Putin " Mi faccia finalmente vedere mio figlio. Chiedo il suo corpo affinché io possa seppellirlo umanamente". Il video si chiude con l'inquadratura della cupola di una chiesa su cui si erge una croce.

Il responsabile della fondazione anti-corruzione di Navalny, Ivan Zhdanov, ha sottolineato che contemporaneamente è stato presentato a Putin un appello scritto. Anche la vedova di Navalny, Yulia Navalnaya, ha chiesto, scrivendolo su X- piattaforma che prima ha sospeso e poi riattivato il suo account -, la restituzione del corpo del marito.

La Russia intanto non accetta le richieste per una indagine internazionale sulla morte di Alexei Navalny, specie se arrivano da Josep Borrell. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha definito le accuse della vedova “assolutamente infondate e rozze contro il capo dello Stato russo". Gli Usa annunceranno venerdì un pacchetto di importanti sanzioni alla Russia per la morte dell'oppositore.
In Italia la fiaccolata unitaria per commemorare il dissidente si divide subito: "Capisco la posizione della moglie di Navalny, bisogna fare chiarezza. Ma la faranno i medici, i giudici, non noi". così il ministro Matteo Salvini parlando dei fischi, durante la manifestazione, agli esponenti della Lega, e contrattacca parlando di strumentalizzazioni politiche.

Da rilevare i distinguo del Movimento 5 stelle, contrario all’invio di armi in Ucraina e alla santificazione della figura di Navalny. E che traccia un parallelo con Assange inchinandosi alla libertà di opinione.

Nel video Stefano Candiani (Lega) e Chiara Appendino (Movimento 5 Stelle)





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