Sfruttavano il lavoro di prostituzione di giovani transessuali, prevalentemente di origine brasiliana, ed erano riusciti a creare un sodalizio criminale che provvedeva praticamente a tutto: logistica, appartamenti adibiti a case di prostituzione a Rimini, Riccione e Brescia, servizio di sicurezza, trasporto dei clienti, inserzioni sui giornali e trasferimenti in altre località se i controlli delle forze dell’ordine, sull’attività di prostituzione, diventavano troppo insistenti. L’indagine, che i carabinieri hanno denominato 'Do Brasil', è durata nove mesi, si è dimostrata complessa e articolata, e ha portato all’arresto di 15 persone, poste in stato di fermo tra marzo, aprile e maggio. Gli arrestati sono tutti brasiliani non in regola con il permesso di soggiorno. Ai primi 15 arresti si sono aggiunti ieri sera quelli di altre 8 persone, 6 brasiliani, e 2 italiani, fermate a Rimini e Riccione. Sono finiti in manette su richiesta dell’autorità giudiziaria riminese per imminente pericolo di fuga. Ma i militari hanno scoperto anche legami con una fiorente attività di spaccio di cocaina che ha portato a definire i risvolti della morte di un operaio di 40 anni, Davide Succi, avvenuta il 28 agosto 2004 e causata da intossicazione acuta da oppiacei. L’organizzazione non operava solo a livello verticale, dai favoreggiatori ai giovani brasiliani che si prostituivano, ma anche in senso orizzontale, gli sfruttati che diventano sfruttatori di giovani prostitute ricavando da un minimo di 5000 a un massimo di 12 mila euro mensili. I reati contestati vanno dallo sfruttamneto della prostituzione all’aver favorito la permaneza nel territorio italiano di cittadini stranieri al favoreggiamento personale.
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