Non solo sbagliati. Marco Pantani aveva anche amici veri, quelli che non si danno pace e che hanno organizzato spontaneamente il servizio d'ordine ai funerali. Pare addirittura circolassero un paio di fotografie di coloro che gli amici sospettano essere i venditori di morte. “Si fossero presentati durante la cerimonia - dichiara un iscritto al club Magico Pantani - li avremmo linciati”. E proprio durante i funerali la madre di Marco avrebbe rifiutato le condoglianze di un gruppo di conoscenti. Prendono forma così i contorni degli ultimi mesi di vita del Pirata, una vita in fuga da tutto e da tutti compreso chi, come la famiglia e gli amici, ha tentato disperatamente di salvargli la vita. Un parente medico ha rivelato in un’intervista al settimanale Panorama in edicola domani che non più tardi di metà gennaio due comunità si erano dette disposte ad accogliere il campione, una sulle colline riminesi, l’altra in Trentino. Ma ogni qualvolta Marco sembrava disposto a farsi aiutare, riceveva puntale la telefonata di chi con argomenti ormai tristemente noti riusciva immediatamente a fargli cambiare idea. E non sarebbe stata la Cocaina l’unico problema del Pantani sull’orlo del precipizio. Il campione avrebbe fatto uso, fumandola, di un’altra droga ancor più devastante che - come ha detto il parente medico a Panorama - gli avrebbe “spaccato il cuore”. Il mix tra droghe e psicofarmaci avrebbe sconvolto negli ultimi mesi il ciclo veglia-sonno. Il Pirata dormiva poco, male e solo con l’aiuto di potenti sonniferi. L’inizio della fine coinciderebbe però con la sua esclusione dal Giro d’Italia. Un giro dominato, già vinto. E su un controllo antidoping sul quale a distanza di anni emergono le prime terribili testimonianze. Il ciclista Marco Velo alla trasmissione Rai Porta a Porta ha rivelato che già la sera prima in albergo giravano voci incontrollate sulla espulsione di Pantani dalla corsa. In chiusura della stesso programma un ex giudice della Caf ha spiegato i motivi per i quali fu accolto il ricorso avverso la squalifica di Pantani per Doping. “L'ho fatto non avendo – ha detto il giudice - elementi sufficienti a poter affermare con certezza che la famosa stanza numero 401 nella quale furono rinvenute le siringhe e le sostanze dopanti fosse quella realmente occupata da Marco Pantani”.
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