Un diciannovenne di Nibionno (Lecco) è stato ucciso a calci e pugni a Madistone, capoluogo del Kent, durante un'aggressione che ha coinvolto anche un amico, rimasto ferito. Joele Leotta era in Inghilterra da dieci giorni e per mantenersi lavorava in un ristorante. Secondo la stampa gli aggressori volevano impartire una lezione ai due italiani perché "rubavano il lavoro agli inglesi", ma per la polizia, che ha arrestato nove persone tutte europee, "non si può parlare di movente razziale".
E' stato dimesso dall'ospedale invece Alex Galbiati, il ragazzo italiano sopravvissuto all'aggressione. La famiglia di Alex si sta recando sul posto.
"Non si può morire a vent'anni per cercare lavoro". Lo ha detto in lacrime Andrea Augutini, cugino di Joele. "I genitori di Joele - ha aggiunto Andrea - hanno saputo della morte del figlio dai genitori di Alex, il ragazzo ferito. I carabinieri ci hanno avvertito 24 ore dopo l'omicidio".
E tante parole di condoglianze, di tenerezza, ma anche di rabbia sul profilo Facebook di Joele Leotta. "Noi pensiamo sempre che all'estero siano più civili di noi... NON E' COSI, non solo in Inghilterra ma in generale, dobbiamo toglierci dalla testa che siamo un Paese sottosviluppato", scrive Giulia. "Bastardi, vogliamo giustizia", aggiunge Patrizia. Sul suo profilo ci sono tante fotografie di Joele, cappellino in testa, sguardo aperto, gli occhi scuri e profondi. Appena si e' diffusa la notizia della sua morte la pagina si è riempita di frasi e commenti. Non solo di amici, ma anche di genitori, come Loredana, che hanno un figlio in partenza per l'estero. "Mio figlio è in procinto di partire per la germania vivo con dolore la violenza subita - scrive - questi nostri figli che vogliono fare qualcosa per superare le difficoltà di lavoro in Italia". O un conoscente che scrive in inglese. "My friends always told me "Never go to England. There's the "italians hunting" (I miei amici mi hanno sempre detto non andare in Inghilterra, c'è la caccia all'italiano).
Nastri di plastica tutto intorno al luogo del delitto e la tenda della scientifica, con alcuni agenti che stanno compiendo rilevamenti. Leotta da qualche giorno lavorava nel ristorante Vesuvius, che si trova sotto l'appartamento in cui è avvenuta l'aggressione. Il giovane lavorava nel locale, che è stato chiuso dalle forze dell'ordine per permettere le indagini. Il ristorante non è nemmeno raggiungibile per telefono: parte una segreteria telefonica.
E' stato dimesso dall'ospedale invece Alex Galbiati, il ragazzo italiano sopravvissuto all'aggressione. La famiglia di Alex si sta recando sul posto.
"Non si può morire a vent'anni per cercare lavoro". Lo ha detto in lacrime Andrea Augutini, cugino di Joele. "I genitori di Joele - ha aggiunto Andrea - hanno saputo della morte del figlio dai genitori di Alex, il ragazzo ferito. I carabinieri ci hanno avvertito 24 ore dopo l'omicidio".
E tante parole di condoglianze, di tenerezza, ma anche di rabbia sul profilo Facebook di Joele Leotta. "Noi pensiamo sempre che all'estero siano più civili di noi... NON E' COSI, non solo in Inghilterra ma in generale, dobbiamo toglierci dalla testa che siamo un Paese sottosviluppato", scrive Giulia. "Bastardi, vogliamo giustizia", aggiunge Patrizia. Sul suo profilo ci sono tante fotografie di Joele, cappellino in testa, sguardo aperto, gli occhi scuri e profondi. Appena si e' diffusa la notizia della sua morte la pagina si è riempita di frasi e commenti. Non solo di amici, ma anche di genitori, come Loredana, che hanno un figlio in partenza per l'estero. "Mio figlio è in procinto di partire per la germania vivo con dolore la violenza subita - scrive - questi nostri figli che vogliono fare qualcosa per superare le difficoltà di lavoro in Italia". O un conoscente che scrive in inglese. "My friends always told me "Never go to England. There's the "italians hunting" (I miei amici mi hanno sempre detto non andare in Inghilterra, c'è la caccia all'italiano).
Nastri di plastica tutto intorno al luogo del delitto e la tenda della scientifica, con alcuni agenti che stanno compiendo rilevamenti. Leotta da qualche giorno lavorava nel ristorante Vesuvius, che si trova sotto l'appartamento in cui è avvenuta l'aggressione. Il giovane lavorava nel locale, che è stato chiuso dalle forze dell'ordine per permettere le indagini. Il ristorante non è nemmeno raggiungibile per telefono: parte una segreteria telefonica.
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