Gli animali – lepri, pernici rosse e fagiani – erano stati liberati pochi giorni fa dalle voleriere, poste in zone dove la caccia è vietata: in gergo tecnico si chiamano parchetti di ambientamento.
Si spera prendano confidenza presto con il territorio. L’augurio, per loro, è che non si allontanino troppo dalle oasi di ripopolamento; una volta fuori entrerebbero nel mirino dei cacciatori.
In effetti lo scopo principale del progetto è creare ambienti adatti al ripopolamento della fauna di interesse venatorio: decimata - nel corso degli anni – dalle doppiette.
Questi ambienti sono le Oasi: 9 in tutto il territorio; ma per il progetto ne sono state scelte 6.
Non ci si è limitati a liberare animali; nelle oasi di ripopolamento sono state impiantate specie vegetali ad hoc e punti per l’abbeveramento.
L’incognita è come reagiranno questi animali al pericolo, provenendo da allevamenti, ma all’UGRAA sono fiduciosi.
Restano in ogni caso esemplari poco avvezzi alla vita selvatica – come si legge nella relazione dell’UGRAA. Proprio in questo documento si fa riferimento ad un’eventualità che lascia perplessi. Per garantire il successo dell’operazione di ripopolamento non si escludono - si legge nella relazione - “eventuali provvedimenti volti al contenimento di volpi e corvidi”: predatori naturali degli animali liberati.
Ma “contenimento” equivale ad abbattimento? E’ giustificabile l’ipotesi di ridurre predatori stanziali per garantire un numero abbondante di prede per l’attività venatoria?
Si spera prendano confidenza presto con il territorio. L’augurio, per loro, è che non si allontanino troppo dalle oasi di ripopolamento; una volta fuori entrerebbero nel mirino dei cacciatori.
In effetti lo scopo principale del progetto è creare ambienti adatti al ripopolamento della fauna di interesse venatorio: decimata - nel corso degli anni – dalle doppiette.
Questi ambienti sono le Oasi: 9 in tutto il territorio; ma per il progetto ne sono state scelte 6.
Non ci si è limitati a liberare animali; nelle oasi di ripopolamento sono state impiantate specie vegetali ad hoc e punti per l’abbeveramento.
L’incognita è come reagiranno questi animali al pericolo, provenendo da allevamenti, ma all’UGRAA sono fiduciosi.
Restano in ogni caso esemplari poco avvezzi alla vita selvatica – come si legge nella relazione dell’UGRAA. Proprio in questo documento si fa riferimento ad un’eventualità che lascia perplessi. Per garantire il successo dell’operazione di ripopolamento non si escludono - si legge nella relazione - “eventuali provvedimenti volti al contenimento di volpi e corvidi”: predatori naturali degli animali liberati.
Ma “contenimento” equivale ad abbattimento? E’ giustificabile l’ipotesi di ridurre predatori stanziali per garantire un numero abbondante di prede per l’attività venatoria?
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