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Sabato l’interrogatorio di garanzia per Flavio Pelliccioni. Disposti i sequestri, nell'ordinanza le intercettazioni

7 dic 2011
San Marino - Il sammarinese Flavio Pelliccioni è stato portato al carcere di Avellino
San Marino - Il sammarinese Flavio Pelliccioni è stato portato al carcere di Avellino
Per l’antimafia e la Procura di Napoli Pelliccioni era ben consapevole di prestare garanzie al clan dei Casalesi. Nell’ordinanza di 1.164 pagine, il gip Pilla lo definisce “soggetto che svolge abusivamente una intensa attività di brokeraggio finanziario finalizzato al reperimento di garanzie bancarie”. I clienti erano imprenditori, nazionali ed esteri, anche senza affidabilità economica, che pure ottengono finanziamenti per realizzare progetti imprenditoriali. Come ad esempio “Il Principe”, centro commerciale nel casertano, tramite l’imprenditore Nicola Di Caterino, cugino di ‘o Padrino, Giuseppe Russo, tra i capi storici del clan. Di Caterino era in contatto con politici nazionali, come l’onorevole Pdl ed ex sottosegretario Nicola Cosentino, per il quale è stata chiesta autorizzazione all’arresto. Così si controllava anche il voto, per l’accusa infatti le elezioni del 2007 furono pesantemente inficiate. E Pelliccioni? In Romagna, sempre secondo l’accusa, gestiva una serie di soggetti che procuravano garanzie finanziarie, false fideiussioni per milioni di euro. “Ieri purtroppo abbiamo avuto un problemino – disse Pelliccioni a Di Caterino in una conversazione del 6 febbraio 2007 – perché a San Marino era festa…S.Agata… quindi era tutto chiuso… ma abbiamo garantito che oggi viene fatta l’operazione quindi… ci stanno lavorando”. Gli inquirenti hanno disposto il sequestro per le attività, come il Beach Cafè di Riccione, e altre società usate per incassare i titoli. A San Marino almeno due, la Ifim e la Dsm di Dogana, difatti sono partiti i contatti con la magistratura, ma anche la Scv di Forlì e il Gruppo Gesma di Roma. Altri coinvolti nell’affare non ci andavano leggeri parlando di Pelliccioni: “Ha chiesto un milione per fare una fidejussione falsa?! – dicevano al telefono – Ma questo è un bandito di prima categoria!”. Ed una ulteriore prova, per l’accusa, che il sammarinese sapesse con chi aveva a che fare, è un sms inviato nel luglio 2007: “Vedi che è la cugina di Sandokan di Casale, in origine Schiavone, molto noto alle cronache giudiziarie di Casal di Principe. Detto in parole povere è gente che paga e sta alle regole!”.

Francesca Biliotti

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